Caro Buttafuoco, nel suo articolo di sabato 17 Maggio sul Foglio, mi annovera tra le Madamine del primo anno DR (dopo Renzi), le cosiddette signorine Uno. Ringraziandola in primis per gli apprezzamenti, colgo l’occasione di ricapitolare l’essenza di questa sua incursione nel mondo femminile al suo primo stadio, secondo il paradigma arbasiniano a cui lei stesso fa riferimento.

Se, secondo Arbasino, “in Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di bella promessa a quella di solito stronzo. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di venerato maestro”, la sua traslazione muliebre del suddetto concetto divide le signore, per l’esattezza tutte quelle signore che s’impongono o tentano d’imporsi alla ribalta, in Madamine, Streghe e Care Zie. Ciò che delle Madamine in particolar modo attira il suo lievemente velenoso sarcasmo spicca in frasi come “è stata tutta una fatica quella delle Care Zie che le Madamine, oggi, si sono risparmiate facendosi già trovare nel flusso”, oppure “l’anticonformismo, la dannazione sudata della ribellione, è materia estranea alla satrapia delle signorine Uno, e se sanno scegliere l’uomo giusto- Matteo Renzi, su tutti- lo fanno come riuscita cospirazione gentile”. Creature parassitarie dunque, vestite di una finta autonomia che cela però un progetto rampicante sul potere maschile, semplicemente rinnovato e meglio camuffato, endemicamente viziate e strutturalmente radical chic, si godono i benefici di battaglie femminil-femministe delle quali non si neanche sono dovute sporcare le mani. Così, con i polpastrelli intonsi, le Madamine battono sulle tastiere dei loro computer i privilegi nei quali sono cresciute e la spocchia involontaria di chi, a sua detta, metaforicamente s’intende, non può che vivere a Rione Monti.

Renziane ontologicamente quindi più che politicamente appaiono le Signorine Uno al suo sguardo: rigorosamente main stream, declinano con sfumature e talenti diversi le loro identità, al patto severo però di non sovvertire mai l’ordine formale costituito.

La mutazione genetica del femminino nell’epoca dei social network permette così la nascita di una nuova misoginia contemporanea di cui, chiamando in causa persino Don Giovanni, Leporello e il catalogo del maschilismo per eccellenza, lei si fa precursore e divulgatore.

Il mondo evolve ma certe cose non cambiano mai. Questo ci fa stare più tranquille. Grazie e un saluto da via Madonna dei Monti.

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