Il gup del Tribunale di Bari Sergio Di Paola ha assolto perché il fatto non sussiste Domenico Pepe e Nicola Memoli, capo area sud e gestore corporate della filiale barese della Banca Antonveneta, dalle accuse di truffa e appropriazione indebita, nell’ambito del processo con rito abbreviato sul fallimento della società Divania.

La posizione dei due imputati riguarda la presunta appropriazione, da parte dell’istituto di credito, di circa 280mila euro che in realtà avrebbero dovuto coprire le rate scadute di due mutui fondiari stipulati da Divania. Il pm Isabella Ginefra aveva chiesto per entrambi la condanna a 2 anni di reclusione. Per altri 18 imputati, vertici nazionali e territoriali di Unicredit, per i quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per i reati di truffa aggravata ed estorsione ai danni di Divania, l’udienza preliminare si concluderà il 20 giugno.

Secondo l’accusa, 203 contratti derivati ad altissimo rischio sottoscritti con Unicredit avrebbero portato l’azienda barese al fallimento. Nel 2006 (in seguito anche agli effetti prodotti dai derivati, sottoscritti a partire dal 2000) lo stabilimento ha chiuso, licenziando 430 dipendenti. Unicredit, questa l’ipotesi del pm, non ha informato correttamente dei rischi connessi agli strumenti di finanza complessa che Divania stava acquistando, proponendoli anzi come sicuri. La truffa complessiva ipotizzata dal pm si aggira intorno ai 15 milioni di euro.

In un’altra indagine sul crac di Divania, nel marzo scorso la procura ha fatto notificare a 16 indagati tra manager e funzionari di Unicredit – tra cui l’ex amministratore delegato di Unicredit Banca, Alessandro Profumo, ora presidente del Monte dei Paschi di Siena, e l’attuale AD di Unicredit Banca, Federico Ghizzoni – l’avviso di conclusione delle indagini preliminari con l’accusa di aver provocato la bancarotta fraudolenta di Divania

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