L’hanno definito un “quadro di notorietà planetaria”, è una delle opere più amate e riprodotte al mondo con la Gioconda di Leonardo da Vinci e l’Urlo di Edvard Munch, ma la mostra a palazzo Fava a Bologna che espone fino al 25 maggio “La ragazza con l’orecchino di perla“, il dipinto di Johannes Vermeer, non riporta in nessuna sala una sola spiegazione in inglese. La città con questa iniziativa, contava di attirare grazie all’esposizione migliaia di turisti da tutt’Italia e dal resto d’Europa. Ha senz’altro centrato l’obiettivo: a 40 giorni dalla fine della mostra già si parlava di 200 mila visitatori con una media di 3077 biglietti. Cifre importanti che però non permetteranno all’evento di chiudere in attivo e che lasciano molte perplessità sull’organizzazione di eventi culturali di tali dimensioni. 

Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae – Musei della città, società strumentale della Fondazione Carisbo che ha finanziato la mostra con Linea d’ombra, Intesa Sanpaolo e Segrafedo Zanetti, a “Repubblica” nei giorni scorsi snocciolava, entusiasta, dati sulla presenza dei visitatori stranieri: “Il 7%, un risultato eccezionale”. Non sappiamo, tuttavia, cosa avranno pensato i tanti inglesi, tedeschi, spagnoli e francesi che a palazzo Fava, non hanno trovato una riga in inglese a spiegare le 37 opere di Vermeer, Rembrandt, Hals, Ter Borch, Claesz e altri protagonisti della cosiddetta Golden Age.

Disponibili per i visitatori le audio guide, in italiano e inglese (altre lingue erano escluse) ma al costo di sei euro per gli adulti e quattro euro per i bambini. Per le famiglie, un euro di sconto per tre audio guide; due euro per quattro e cinque euro per cinque. L’evento, curato da Marco Goldin, direttore generale di Linea d’Ombra, è stato pensato tutto in salsa italiana. Nessuna dimenticanza, nessun problema di soldi: mancava lo spazio. E’ lo stesso Goldin a giustificare la scelta: “Gli spazi a palazzo Fava sono talmente esigui, e pur bellissimi, che è stato un problema trovare un po’ di spazio per qualche minimo commento ai quadri nella sola lingua italiana. Lo spazio non si può inventare quando ce lo consegna la storia come dimora di carattere abitativo”.

Eppure nella sala che ospita “La ragazza con l’orecchino di perla” vi è una parete intera dedicata alla spiegazione, rigorosamente in italiano, dell’opera. “Alla fine – continua il direttore – con il 95% del pubblico che viene dal nostro Paese, ho preferito ovviamente andare incontro a loro. Gli stranieri che alla fine avranno visitato la mostra oscilleranno tra il 4% e il 5%. Per il resto, quello che abbiamo ritenuto di fare è stato produrre per i visitatori stranieri un’audio guida in lingua inglese. Inoltre, abbiamo molte guide che parlano lingue straniere che hanno fisicamente accompagnato con le loro spiegazioni gli stranieri in mostra”. Chiaramente a pagamento. Agli stranieri non resta che leggere qualche spiegazione della mostra sul sito di “Linea d’ombra”.

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