Cinema

Cannes 2014, Le meraviglie “fiaba rurale su perdono, tenerezza e sconfitta”

La vicenda di Gelsomina e della sua famiglia di apicoltori nelle terre etrusche ha spiazzato e sorpreso il pubblico sulla Croisette, generando un giudizio critico internazionale tendenzialmente positivo. Non ci sono buoni o cattivi, ma solo due possibilità: proteggersi o esporsi, e chi si espone – dice la regista Alice Rohwacher – spesso fallisce. Credo sia importante ritrovare la tenerezza perduta verso se stessi e chi ci circonda, incluso forse il nostro Paese così incasinato"

di Anna Maria Pasetti

Alice delle Meraviglie ha i piedi ben saldi a terra. Anzi, dentro la “cruda materia terrena” che ti sporca le scarpe. Per questo si limita a definirsi “emozionata di essere in concorso a Cannes” senza dare l’impressione di temerlo. La campagna, sua compagna di nascita e formazione, è un luogo duro e magnifico, dove la sopravvivenza è una sfida che distrugge ogni falso mito. Compresa la grande illusione del cinema. Quel mondo Alice Rohrwacher – con sua sorella maggiore Alba nel cast del film – l’ha voluto autentico protagonista de Le meraviglie, che oggi concorre al 67° Festival di Cannes, quale unico portabandiera tricolore in concorso. 

La vicenda di Gelsomina (Maria Alexandra Lungu) e della sua famiglia di apicoltori nelle terre etrusche ha spiazzato e sorpreso il pubblico sulla Croisette, generando un giudizio critico internazionale tendenzialmente positivo. E questo è un dato incoraggiante per l’opera della cineasta alla sua seconda prova in “lungo” in assoluto e a Cannes, dove partecipò nel 2011 alla Quinzaine des Realisateurs con Corpo celeste.

La “fiaba rurale” di Alice è immersa nel lavoro, quello vero, “connesso alla vita senza linee di separazione come purtroppo spesso accade, specie nelle città”. Le sorelle Rohrwacher, per la prima volta unite in un film dove “è stato tutto naturale, sorprendentemente come a casa”, sono effettivamente cresciute immerse in quel tipo di ambiente, in una famiglia di apicoltori. Ma le coincidenze con la vita reale non ne fanno un’autobiografia, solo “un film estremamente personale”. Rohrwacher non ha difficoltà a fare luce su alcune delle molteplici chiavi di lettura della sua pellicola, benché tenga a precisare che “in questo film mi sembra ci sia lo spazio per raccontare tutte le metafore che volete”.

“Essenzialmente – continua la regista – è un racconto sul perdono, sulla tenerezza, ed anche sulla sconfitta. Non ci sono buoni o cattivi, ma solo due possibilità: proteggersi o esporsi, e chi si espone – come ciascuno a modo suo ne Le meraviglie – spesso fallisce. Credo sia importante ritrovare la tenerezza perduta verso se stessi e chi ci circonda, incluso forse il nostro Paese così incasinato: la proposta del film è di riappropriarci di una certa pace che risolva i contrasti. Per questo non ci sono gloria o rabbia, esaltazione o indignazione, semmai c’è molto sacrificio. E il lavoro è anche metafora di questo”.

Nella pellicola ogni personaggio vive la sua prigione: per il padre tedesco (l’attore fiammingo Sam Louwyck), per esempio, si tratta di non avere il mezzo linguistico per esprimersi, mentre per la fata Milly Catena (Monica Bellucci) è la maschera da fata bianca costretta a portare per creare sogni in cui far credere la povera gente. Ma anche la mamma di famiglia (Alba Rohrwacher) è imprigionata in un rapporto di coppia sempre più intollerabile così come la piccola Gelsomina nel “ruolo” di capofamiglia carico di responsabilità. Le lingue diverse, il lavoro, le api, “la scatola televisiva”: sono tutti luoghi di un film che è ambientato in un generico “post ‘68” perché – spiega Rohrwacher – “in quell’anno si è andato a rompere qualcosa che poi si è dovuto ricostruire partendo da basi diverse”.

Sulla Croisette è arrivata l’intera famiglia delle meraviglie, inclusa la fata “Monicà” di fama planetaria. Generosamente la Bellucci ha volto ogni sua risposta a favore del film di Alice Rohrwacher, non smettendo mai di magnificare “l’esperienza irrinunciabile, forte e sincera, ricca di quella pulizia che solitamente non appartiene al cinema. Alice, persona straordinaria, mi ha dato un ruolo da “ciliegia nella torta”, e devo dire una gran bella ciliegia”. “Attorno” al film esiste un ricchissimo sito che non è il classico website legato a una pellicola, perché “lo precede e lo segue, essendo Le meraviglie stesso un processo creativo importante almeno quanto il risultato sullo schermo. Nel sito – puntualizza Alice – c’è molto dei personaggi, di cosa amano, da dove arrivano, cosa pensano, come lavorano … è il loro universo”.

Come gli altri due titoli italiani presenti quest’anno sulla Croisette (Incompresa di Asia Argento e Più buio di mezzanotte di Sebastiano Riso), anche Le meraviglie adotta il punto di vista di un giovanissimo protagonista, un’adolescente in questo caso. “Sicuramente è una coincidenza – interpreta Rohrwacher – che tuttavia ci rimanda forse al nostro Paese che magari sta vivendo una sua adolescenza dopo essere faticosamente uscito da un’eterna infanzia…”. Le meraviglie sarà nelle sale italiane distribuito da Bim in 80 copie a partire dal 22 maggio.

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