In una torrida serata dell’agosto 2013, annunciata da un ping, apparve sul monitor una mail che suggeriva di propormi come amministratore
per il padiglione di uno dei paese espositori all’Expo di Milano. La risposta mi venne di getto:

Come credo tu possa percepire, sull’Expo di Milano c’è molto scetticismo a livello internazionale e, non essendo nemmeno iniziati i lavori, non credo che molti paesi stranieri se la sentano di impegnarsi in questi tempi di vacche magre in un flop annunciato.

Per parte mia cerco di starne alla larga il più possibile, anzi vorrei ignorare completamente l’Expo. Conoscendo l’Italia e la Lombardia, intorno a questo evento gira criminalità organizzata e politica, quindi la probabilità di finire in inchieste o intercettazioni è altissima. Anzi non mi  meraviglierei che le indagini siano già cominciate.

Insomma per una persona onesta c’è tutto da perdere e assolutamente nulla da guadagnare. Il mio asset è la reputazione e ci tengo sopra ogni cosa a mantenerla cristallina.

A fronte di insistenze aggiungevo:

Immagina che come Ceo del padiglione mi trovi di fronte ad una richiesta di mazzette oppure a pressioni per utilizzare fornitori mafiosi oppure imprese legate a Cl o alle cooperative. Per questo voglio tenermene fuori.

Il letamaio dell’Expo scoperchiato in modo così plateale mi ha fatto ricordare quell’episodio ormai lontano e mi ha suscitato alcune domande.

1 ) Il sottoscritto – che manca dall’Italia da quasi 30 anni, non ha colà contatti a parte gli amici di infanzia, non ha mai frequentato giri nemmeno in una bocciofila e guarda saltuariamente la Tv – riesce a valutare e prevedere accuratamente le dinamiche (usiamo un pietoso eufemismo) del sistema politico-imprenditoriale italiano. Allora come mai chi vive ed opera in Italia continua a planare dalle nuvole e a stracciarsi le vesti ad ogni giro di arresti più o meno eccellenti? Come fa gente che ha dimestichezza e frequentazioni con i palazzi del potere, dal Colle in giù, a non vedere quello che è talmente  evidente persino ad una talpa?

2) Esiste un imprenditore onesto disposto ad invischiarsi in tale melma? Come si può pensare che chiunque sia coinvolto a vario titolo nell’Expo non sapesse a cosa andava incontro?

3) Perché cittadini che pagano sulla loro pelle questi disastri continuano imperterriti a votare per questi partiti, non nella Calabria della ‘ndrangheta o nella Sicilia di Totò Riina, ma nella Lombardia e nella Milano capitale (im)morale dell’Italia? Prima delle elezioni regionali gli enti locali sono stati devastati da inchieste, eppure dalle urne sono riemersi gli stessi blocchi di potere. Sarà per colpa dell’euro e della Merkel?

A questo punto l’ultima cosa da fare è perseverare in un disastro di caratura planetaria. Per risalire la china ed accendere un barlume di speranza per il futuro, il Presidente del Consiglio dovrebbe convocare una conferenza stampa dove, innanzitutto, a nome del governo e del Parlamento, chieda umilmente scusa al mondo per le vicende disgustose. Successivamente il suddetto Presidente del Consiglio dovrebbe annunciare che per disinfestare il paese da queste colonie di pidocchi sono stati preparati una serie di decreti legge che ripristinano il falso in bilancio, inaspriscono le pene contro i corrotti senza possibilità di patteggiamento, estendono i termini di prescrizione, che istituiscono processi per direttissima contro i responsabili, e in generale che si adottano i provvedimenti anti corruzione più severi in vigore nel mondo civile, di cui un tempo lontano l’Italia aspirava a far parte. E sarebbe utile precisare che su ciascun decreto il governo, se necessario, chiederà il voto di fiducia dando ad essi assoluta priorità. Dell’Expo fra sei mesi non si ricorderebbe nessuno, a parte i delinquenti, ma almeno dall’impeto di vergogna si innescherebbe una reazione paragonabile a ‘Mani Pulite’.

Del resto, come ha illustrato con dovizia di particolari e lucidità analitica un mastino della spesa pubblica come Roberto Perotti su LaVoce.info, l’Expo è una bufala di dimensioni ciclopiche anche volendo ignorare le tangenti (il motivo principale per il quale questa pagliacciata rappresenta una priorità per i cacicchi di Comune, Provincia e Regione). Più o meno come la bufala mirabolante rappresentata dalle Olimpiadi di Torino che hanno lasciato impianti deserti e valanghe (non azzurre) di debiti.

Se Renzi invece di ascoltare il Prof. Perotti, dovesse intestardirsi a distruggere risorse, reputazione e capitale politico in questo fallimento, mi permetterei di dare un consiglio al dott. Cantone, che non conosco, ma di cui apprezzo la fama di magistrato integro e capace. Stia alla larga dall’Expo, come una nave da crociera dal Giglio. L’Expo sarà la Chernobyl di qualunque reputazione. Per bonificarla occorrerebbero decenni, mentre si cercherà disperatamente di imbiancare i sepolcri di letame (chi ha pagato le mazzette vuole rifarsi delle spese). I poveracci onesti che dovessero ingenuamente sobbarcarsi il ruolo di controllori nelle “task farce saranno costretti a piegarsi alle pressioni nel frullatore della corsa disperata contro il tempo. Altrimenti li accuseranno, crocifiggendoli a reti unificate, di sabotare l’Expo e distruggere l’orgoglio nazionale. Per usare un’ immagine cruda, non si aspetti che il flusso delle cloache si arresti con una diga di foglie di fico.

Del resto esiste un vivido precedente: ricordate l’onesto avv. Ambrosoli, candidato governatore lombardo per il partito di Greganti? Nella scia degli arresti non sono riuscito a leggere alcuna presa di posizione, alcuna vibrante protesta, alcun annuncio di dimissioni. Eppure molta gente lo aveva votato con la speranza che in virtù del proprio cognome se non altro sapesse dimostrare coraggio politico.

L’ultimo pensiero va a Francesco, il primo pontefice nella storia millenaria della Chiesa che riceve più benedizioni Urbi et Orbi di quante ne impartisca, persino da inveterati mangiapreti. Nel letamaio sono stati pizzicati per l’ennesima volta i membri di una certa associazione denominata Comunione e Liberazione. Visto che il Papa tuona periodicamente contro corrotti ignobili, ricchezze indebitamente accumulate, sfarzi, ingiustizie sociali e altre piaghe, ecco un’occasione divina per corroborare con i fatti quegli strali generici. Ad esempio sarebbe rivoluzionario fare nomi e cognomi dei reprobi, cominciando da quelli che all’ombra delle curie usano la religione per i propri traffici e prendere provvedimenti drastici. Così sicuramente avrebbe fatto il poverello di Assisi del cui “brand” gesuiticamente ci si fregia. Con la i, s’intende.

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