“Quello che sta accadendo in Parlamento è un fatto gravissimo, si prova a legiferare sull’onda dell’emergenza su una materia sulla quale invece bisognerebbe riuscire a trovare il giusto equilibrio”. Raffaele Cantone, già pm anticamorra e ora presidente dell’Autorità anticorruzione, è netto: “Avremo l’ennesima legge spot e sarà approvata perché ormai c’è un gruppo politico in grado di stabilire che quella legge sarà approvata che però non avrà nessuna efficacia sul piano concreto”.

La presa di posizione è ancora più fragorosa perché il primo firmatario della nuovo ddl anticorruzione appena arrivato in parlamento è nientemeno che Piero Grasso, presidente del Senato ed ex collega di Cantone in magistratura, anche lui impegnato soprattutto nel fronte antimafia. Per non dire del fatto che il Parlamento ha approvato una nuova legge anticorruzione appena un anno e mezzo fa, il 31 ottobre 2012, dopo oltre tra anni di tormentato dibattito. 

E subito si innesca la polemica: “Ho presentato il mio ddl più di un anno fa”, replica Grasso, “nel mio unico giorno da senatore, proprio perché, esattamente come Raffaele Cantone, ritengo quello della corruzione e dei reati economici un tema urgente e prioritario ogni giorno, non solo dopo le recenti inchieste legate ad Expo”. Il presidente del Senato, già Procuratore nazionale antimafia, sottolinea la “mia proposta sull’autoriciclaggio, che prevedeva una nuova collocazione sistematica qualificandolo non come reato contro il patrimonio ma inserendolo in una nuova tipologia di delitti contro l’ordine economico e finanziario”.

E ora arriva il neocommissario dell’Autorità anticorruzione, chiamato per di più dal premier Matteo Renzi a capo di una nuova task force di vigilanza sull’Expo, a dire che le armi faticosamente offerte dalla politica per combattere il capillare sistema delle tangenti sono sostanzialmente spuntate. Quelle già varate quanto quelle appena messe in cantiere. 

Poi l’anticorruzione smorza i toni, spiegando che Cantone “non ha definito ‘gravissimo’ il ddl” di Grasso, “ma si è limitato a rilevare che le norme si occupano del solo aspetto repressivo e non di quello della prevenzione”, esprimendo “critiche limitatamente alla formulazione del falso in bilancio e dell’autoriciclaggio”. La sostanza, insomma, resta. 

Cantone, come aveva già detto nei giorni scorsi, ribadisce la difficoltà di perseguire i reati contro la Pubblica amministrazione: ‘È più facile l’antimafia dell’anticorruzione perché nel primo caso, a controlli approfonditi risultano infiltrazioni, mentre nel secondo caso è impossibile perché c’è uno scambio alla pari. Spesso cioè “corrotto e corruttore non lasciamo elementi sintomatici. Sul piano penale era da investire su altri meccanismi – afferma Cantone a Napoli per la cerimonia di chiusura del master di criminologia dell’Università Federico II. – Sarebbe scandaloso usare degli agenti provocatori? Gli Stati Uniti lo fanno”.

Sulla questione Expodopo la raffica di arresti dei componenti della “cupola” che voleva inquinare e pilotare appalti Cantone, sottolinea che “ha un senso la presenza dell’Autorità se ci danno strumenti di controllo ad hoc, se si impone alle società private di seguire le norme di trasparenza. Mai come in questo settore repressione e prevenzione vanno di pari passo – dice – oggi la politica di prevenzione e corruzione non hanno nulla a che vedere con la scoperta del fatto. Prevenire significa cercare elementi sintomatici, ma la corruzione a volte non c’è perché soggetti implicato non lasciano sintomi. In linea di principio rispetto a Tangentopoli la corruzione si è evoluta, oggi il sistema dei comitati d’affari è più pericoloso di Tangentopoli. Oggi la politica non è neanche più in grado di gestire la corruzione”. “Il tema – conclude – è provare a individuare poteri specifici transitori e che riguardino solo quell’evento. Questi poteri servono e dovranno essere tali da lasciare indipendente l’Autorità”.

A gestire una “corruzione che cambia profilo sono vere lobby nelle quali la politica svolge un ruolo di aiuto per avere vantaggi diretti o indiretti. In Tangentopoli c’era la chiara finalizzazione della politica per il finanziamento illecito ai partiti – afferma Cantone – oggi i comitati di affari hanno elevata capacità di pervasivo me del sistema economico, hanno creato veri e propri monopoli eliminando la concorrenza”. 

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