I veri vincitori dell’astensionismo che si annuncia alle prossime elezioni europee potrebbero essere i partiti più euroscettici che, soprattutto all’estrema destra, vengono dati per vincitori, o quasi, nei rispettivi Paesi europei. Il Front national in Francia, l’Ukip nel Regno Unito, il Pvv nei Paesi Bassi, Jobbik in Ungheria, Alba dorata in Grecia e l’Fpö in Austria vengono tutti premiati nei sondaggi da un voto che più di protesta si preannuncia di vera e propria rabbia. Scontato il successo elettorale, il vero interrogativo resta la possibilità che tutti questi partiti riescano a fare fronte comune all’Europarlamento nonostante le forti differenze.

Francia, la nuova capitale dell’euroscetticismo
Il Front National, dato oggi come primo partito in Francia alle prossime elezioni europee (23,3 per cento), sopra l’Ump (22 per cento) e ben sopra i socialisti di François Hollande (10.5 per cento), sembra il partito leader di un movimento euroscettico ben più vasto che attraversa l’intera Europa. La sua leader, Marine, figlia d’arte di Jean-Marie Le Pen, ha chiamato i francesi aux armes contro “l’avanzata terrificante dell’Unione europea” invitandoli “a esprimere la propria rabbia nella cabina elettorale”: “È proprio perché siamo contro l’Ue che dobbiamo andare a votare, se no la Francia non sarà più un Paese libero e prospero”.

Ma l’euroscetticismo in Europa non è solo Le Pen
Dall’altra parte della Manica, l’Uk Independence Party dell’eurodeputato Nigel Farage rischia di battere conservatori e laburisti il 22 maggio (giorno del voto nel regno Unito): il suo Ukip è dato al 29 per cento contro il 26 per cento dei labour e il 23 dei conservatori. Proprio per marcare lo scarto con i suoi rivali, Farage sta per lanciare una campagna finalizzata a confutare le accuse di razzismo della sua creatura, l’Ukip, e far dimenticare le sparate di alcuni suoi colleghi, come Godfrey Bloom, l’eurodeputato che aveva invocato lo “stop agli aiuti umanitari alle terre dei bongo-bongo”.

L’euroscetticismo del continente è nero
Le formazioni politiche euroscettiche della vecchia Europa, tutte in aumento nei sondaggi, hanno connotati ben più reazionari. Partiamo dall’Ungheria, dove senza considerare il partito di maggioranza di Viktor Orban, Fidesz, già di per sé piuttosto “severo” per quanto riguarda i diritti civili – basta ricordare lo scontro con Bruxelles per l’indipendenza della stampa, della Banca centrale e della magistratura – il partito di Gábor Vona, Jobbik, è dato al 22.2 per cento tanto da diventare il secondo partito del Paese e superare in questo modo i socialisti. Dell’ascesa di Jobbik sono preoccupate soprattutto le comunità rom ed ebraica del Paese, vista la manifesta avversione verso la prima e il mal celato “prurito” antisemita nei confronti della seconda.

Anche in Austria il partito Freiheitliche Partei Österreichs è dato in aumento nei sondaggi (20 per cento, a ridosso dei socialisti del Spö). Si tratta del partito in passato guidato da Jörg Haider – dal 2005 da Heinz-Christian Strache – l’unico uomo politico ad aver causato delle sanzioni diplomatiche al suo Paese da parte di Bruxelles. Come ogni movimento di estrema destra che si rispetti, l’Fpö ha una visione dell’immigrazione molto ristretta e un’allergia a ogni tipo di imposizione da parte di Bruxelles. In Grecia troviamo forse il caso più estremo: il leader di Alba Dorata (data al 7,5 per cento, quindi al quarto posto nel Paese) ha recentemente definito Hitler “una imminente personalità, come Stalin” e ha ribadito di credere che l’omosessualità sia una malattia.

Tutti uniti a Bruxelles in nome dell’euroscetticismo?
Geert Wilders, il leader del partito olandese euroscettico Partij voor de Vrijheid – anch’esso dato come primo partito del Paese al 16.5 per cento – ha dichiarato in una recente intervista di sperare che tutte queste forze entrino nello stesso gruppo al Parlamento europeo: “Se i cristiano-democratici olandesi e la Cdu tedesca lavorano in Europa insieme al partito di Berlusconi allora possiamo farlo anche noi”. Tuttavia, al di là dell’euroscetticismo, le differenze tra questi partiti sono molto forti: l’Ukip di Farage è un partito ultra liberista dal punto di vista economico, il Front National di Le Pen è protezionista, il Pvv di Wilders è islamofobico e molto vicino a Israele in politica estera, Jobbik ha tendenze antisemite Alba Dorata ha forti simpatie fasciste e questo, in Austria, è ancora un tasto dolente. Insomma, l’unico vero collante è l’euroscetticismo. Resta da vedere quanto questo sarà forte.

@AlessioPisano 

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