Sbaglia di grosso chi crede che le istituzioni politiche – quelle che reggono le sorti del nostro paese al centro come alla periferia –  non abbiano niente a che spartire con le infiltrazioni mafiose, relativamente ai lavori dell’Expo 2015. Sbaglia perché, operando la scelta politica delle grandi manifestazioni e delle grandi opere, si creano tutti i presupposti perché la malavita organizzata (qui da noi essenzialmente legata al settore delle costruzioni) si aggiudichi appalti e subappalti. Non lo dico solo io, lo ha detto più volte la Corte dei Conti, che ha sottolineato come proprio “grazie” alla malavita le grandi opere costino il 40% in più di quello che dovrebbero.

E di recente proprio un ex magistrato, Ferdinando Imposimato, si è rivolto a Renzi per sottolineare il legame tra grandi opere e malavita organizzata.

L’esempio simbolo in Italia è sicuramente la Salerno – Reggio Calabria, opera infinita e che chissà quando mai finirà. Ma grandi opere inutili come la Orte – Mestre, il MOSE, la TAV, le autostrade lombarde, non creano forse l’occasione perché la malavita banchetti? Quindi grandi opere uguale malavita, ed i politici lo sanno. In termini giuridici, il loro atteggiamento si chiamerebbe “dolo eventuale”, cioè quando si mette in campo un’azione ben consapevoli che essa possa arrecare una conseguenza dannosa.

Questo è un aspetto. Ma poi c’è l’altro aspetto. Il coinvolgimento diretto dei politici nel malaffare. Pare che giusto questa inchiesta relativa all’Expo 2015 faccia emergere questo aspetto, e ce lo auguriamo, ma, a dire il vero, provate a chiedere all’uomo della strada se crede che la politica sia una cosa pulita. La storia del defunto Marcellino Gavio, il “signore delle autostrade italiane”, e dei suoi sodali non dice nulla riguardo a questo aspetto?

Ma ciò detto, last but not least direbbero gli inglesi, è forse normale, al di là dell’inutilità dell’opera, al di là del fatto che corrano corruzione e tangenti, che ad aggiudicarsi le opere siano sempre i soliti noti? Che un politico eletto in una certa regione si batta per un’opera che verrà realizzata proprio da imprese del suo collegio elettorale?

Enrico Berlinguer nel 1981 diceva: “Tutte le operazioni che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica.” Pensiamo che dal 1981 sia cambiato qualcosa in questa povera Italia?

Distruzione del territorio, flussi di denaro sporco, arricchimento di politici, sottrazione di ricchezza alla nazione, sottrazione di lavoro a piccole imprese, questo significano grandi opere e grandi manifestazioni. Con buona pace dello scout Renzi e del ciellino Lupi.

 

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