Mezzo milione di euro e poco più. Questa è la maggiore offerta uscita martedì 6 maggio dalle buste virtuali – l’asta era online – per l’isola veneziana di Poveglia, uno dei cinque “immobili” messi in vendita dall’Agenzia del Demanio, con una innovativa procedura (almeno per l’Italia) che utilizza la rete internet.

Se il mezzo era certamente lodevole, il risultato non lo è stato altrettanto, come non si fatica a comprendere. Per lo stesso prezzo si può infatti acquistare un appartamento di un centinaio di metri quadri in una zona semicentrale di Milano o Roma, non certo un pezzo della più architettonica laguna del mondo. Le offerte ritenute valide per l’isola veneziana sono state poche: due su tre immesse nel sistema di raccolta. La più alta valuta l’isola precisamente 513mila euro non sarebbe quella dell’associazione “Poveglia per tutti”, che sta raccogliendo fondi da molto tempo per “salvare” l’isola, con una sottoscrizione da 99 euro a testa per 99 anni (tanto dura infatti il diritto di superficie messo in vendita) per mantenerla pubblica e fruibile da tutti.

Non è detta l’ultima parola, però, perché il 13 maggio in mattinata partiranno i rilanci tra i due contendenti, ma è chiaro fin d’ora che se i prezzi non si discosteranno molto da questa base il Demanio potrebbe anche non assegnare il bene. L’asta non ha una base di partenza, ma per questo motivo il venditore si è riservato un giudizio di congruità ex post sulle offerte ricevute.

Per gli altri immobili messi in vendita le cose non sono andate molto meglio: la palazzina a Trieste ha avuto una sola offerta da 610mila euro e su quella si procederà entro un mese al giudizio di congruità, mentre l’ex convento di Taranto ha ricevuto quattro offerte, solo due delle quali hanno tutta la documentazione richiesta per la gara e il 13 si procederà ai rilanci come per Poveglia. Nessuna offerta, invece, per il castello di Gradisca d’Isonzo e per la Casa Nappi a Loreto, in provincia di Ancona. Non è ancora possibile sapere se siano giunte o meno offerte dall’estero, né la futura destinazione d’uso contemplata per gli immobili.

Di fronte a questo esito non è difficile parlare di flop, nonostante la scelta di procedere online e senza base d’asta abbia facilitato il più possibile l’ingresso di potenziali investitori. Segnale che il mercato immobiliare è ancora fermo e piuttosto freddo anche di fronte a pezzi interessanti del patrimonio statale, seppur bisognosi di una ristrutturazione piuttosto profonda e costosa. Questo, per inciso, dovrebbe giustificare anche le offerte non eccezionali uscite dalle buste nonostante i beni siano già stati ripuliti da tutti i paletti burocratici e amministrativi e quindi pronti all’utilizzo.

Il punto è che con questi presupposti, il governo difficilmente riuscirà a raggiungere i target di dismissioni di immobili contenuti nell’ultima legge di Stabilità partorita dal tandem LettaSaccomanni. La norma prevede per il triennio 2014/16 almeno 500 milioni di euro l’anno di dismissioni di patrimonio statale, degli enti locali e della Difesa, ovvero le famose caserme dismesse più volte messe in vendita ma mai assegnate. Il prossimo 13 maggio se ne saprà qualcosa di più.

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