Uno ce la mette tutta a migliorare l’immagine dell’Italia in Europa, poi arriva Genny ‘a carogna e rovina tutto…

Al di là delle considerazioni di merito sul personaggio – che non conosco e quindi non mi permetto di giudicare (anche perché non vorrei trovarmelo sotto casa) – il fenomeno calcistico italiano visto da Bruxelles stuzzica una considerazione che va al di là delle violenze e del fenomeno ultrà: ma com’è che gli italiani sono così presi dal calcio e così poco da cose più serie?

In Europa in molti guardano con gli occhi sgranati il Belpaese per varie ragioni – oltre che per la sua bellezza – domandandosi increduli: com’è che avete un nuovo governo ogni anno? Come fate a sopportare una classe politica così corrotta? Come fate a sopportare Berlusconi? Perché i vostri ragazzi non riescono a farsi una vita prima dei 35 anni? E via dicendo.

Ad alcune di queste domande – come quella su Berlusconi – ho rinunciato a cercare di rispondere da tempo. Ma ad una vorrei proprio trovarla una risposta: com’è che gli italiani si incazzano, si infiammano, si appassionano, si impegnano così tanto nel calcio e non in altre attività? Mi spiego meglio: il pallone (da calcio) riesce a mobilitare masse intere, a far scendere la gente in piazza, ad accendere dibattiti e addirittura a far leggere un quotidiano a migliaia di persone. Mi dicono che a Roma ci sono addirittura trasmissioni radiofoniche che parlano non stop di calcio, del derby Roma-Lazio del 1971 e di quel maledetto rigore che non c’era.

Per carità, lo sport è un’attività importante e salutare – quando non praticato con coltelli e pistole. Ma come mai l’italiano medio non impiega la stessa energia in altre attività come la letteratura, l’arte e la sana politica? Come mai la stessa indignazione non scaturisce dal fatto che a un giovane è negata la possibilità di costruirsi un futuro a meno che non sia figlio di papà o scenda a compromessi? Come mai la stessa rabbia non scoppia di fronte a lavori sottopagati, ragazze discriminate o picchiate, opere d’arte lasciate in completo abbandono o la diffusa e radicata mancanza di senso civico?

Diciamo la verità: Genny ‘a carogna è solo la manifestazione più evidente di un Paese che vive di e nel pallone, che ha perso di vista le vere priorità nella vita e che, giorno dopo giorno, affossa sempre di più le eccellenze del proprio passato. Gli antichi direbbero “panem et circenses”, ma qui ormai è rimasto solo il circenses.

Ps. Due precisazioni sono d’obbligo. Primo: ovviamente sono molti gli italiani che, pur seguendo il calcio, sono delle persone stupende e magnifiche. Secondo: forse ho esagerato un po’ perché io preferisco il basket.

 @AlessioPisano

www.alessiopisano.com

Articolo Precedente

Onlus: 60 tonnellate di beni alimentari per le famiglie

next
Articolo Successivo

Agenda digitale: innovazione e informatica, la carica dei 104

next