La scuola, con l’introduzione obbligatoria del registro elettronico e con la digitalizzazione delle comunicazioni con le famiglie degli studenti sta faticosamente muovendo i primi passi lungo il sentiero tortuoso ed in salita della digitalizzazione.

E’ un processo straordinariamente delicato ed importante perché la digitalizzazione della scuola è presupposto necessario ed irrinunciabile della digitalizzazione del Paese.

E’ dalle scuole e nelle scuole che deve partire l’alfabetizzazione digitale della popolazione senza la quale l’Italia non scriverà la sua agenda digitale.

E’ per questo che indigna quanto emerge dall’istruttoria appena avviata attraverso la quale l’Autorità Antitrust intende verificare il sospetto che le due società leader nel mercato dei software gestionali per la scuola si siano rese protagoniste di un’intesa restrittiva della concorrenza volta a precludere alle scuole loro clienti di adottare soluzioni software per la gestione del registro di classe e delle comunicazioni scuola-famiglia commercializzate dai loro concorrenti.

Bastano poche parole per raccontare il sospetto sul quale l’Autorità Antitrust ha giustamente deciso di vederci chiaro: la Argo software s.r.l. e la Axios Italia Service s.r.l., le due principali società operanti nel mercato italiano dei software gestionali per le scuole, entrambe socie di Assoscuola in seno alla quale esprimono il presidente ed il Vice presidente nel corso dell’ultimo anno avrebbero – sarà l’indagine dell’antitrust a smentirlo o confermarlo – modificato i propri software di gestione, in uso presso migliaia di istituti scolastici, allo scopo di precludere ai software di gestione del registro elettronico dei concorrenti l’accesso ai database contenenti dati indispensabili per l’uso dei registri elettronici di classe.

Tale strategia sarebbe stata adottata dalle due società – e da qui il sospetto di un’intesa restrittiva della concorrenza – con l’inconfessabile obiettivo di “imporre” alle scuole già loro clienti di servirsi dei loro prodotti software anche per la gestione del registro elettronico di classe e delle comunicazioni digitali scuola famiglia.

Niente possibilità di scelta, naturalmente, nel mercato – che si tratti di quello del software o di quello di qualsiasi altro prodotto o servizio – significa prezzi più alti e clienti che si ritrovano ostaggio dei fornitori dei quali sono costretti ad accettare ogni genere di vessazione contrattuale.

Naturalmente – ammesso che i dubbi sui quali l’Autorità Antitrust ha, ora, deciso di indagare siano fondati – non sarebbe né la prima, né l’ultima volta che due imprese provano a falsare le regole del mercato, perseguendo il proprio egoistico interesse a discapito della concorrenza, dei concorrenti e dei clienti.

Questa volta, però, sarebbe più grave perché, a farne le spese, sarebbe il processo di digitalizzazione della scuola che il Paese ha un disperato bisogno proceda spedito e senza ostacoli creati ad arte per soddisfare il portafoglio di pochi e contro l’interesse dei più.

Falsare la concorrenza è sempre grave ma farlo in un mercato fragile, povero e, ad un tempo, essenziale per il futuro del Paese è criminale così come lo è – e, purtroppo pure accade – in ambito sanitario.

Guai a non augurarsi che l’Autorità Antitrust si sia mossa per un eccesso di zelo e che nessuno abbia mai neppure pensato di rendere più difficile la vita alle migliaia di scuole italiane che, tra enormi ristrettezze economiche, sono chiamate a fare la loro parte nella digitalizzazione del Paese ma se i sospetti dell’Authority fossero fondati, le due aziende coinvolte meriterebbero una sanzione esemplare come chiunque altro provi a rallentare il processo di digitalizzazione di un Paese che è già il fanalino di coda dell’Europa digitale.

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