Il 30 aprile ho assistito alla prima del film Il venditore di medicine al cinema Eliseo di Milano. Senza svelarvi tutta la trama, di un film che vi consiglio, mi ha colpito l’ “integerrimo” primario di oncologia dott. Malinverni, interpretato da Marco Travaglio, che, avendo anche lui “cadaveri negli armadi” si troverà costretto ad appoggiare l’acquisto di un farmaco, nell’ospedale in cui lavora, perché viene scoperto ad ordinare strumenti, con soldi pubblici, per poi spostarli nelle sue cliniche private. Quindi, almeno nel film, i venditori di medicine si intrecciano con i venditori di attrezzature sanitarie a vario titolo e importanza. Tutto serve per ottenere il massimo per il medico. Questo, purtroppo,  non sempre coincide con il massimo per il paziente, ma coincide sempre con sprechi di soldi che potrebbero essere utilizzati per la ricerca e per far pagare meno farmaci e strumentario con recupero di spesa comunitaria.

Ho chiesto a una persona che lavora da molti anni nell’ambiente come stiano realmente le cose in Italia: “L’attuale sanità italiana, non ha risorse necessarie da impegnare a favore dei medici per poter permettere loro un adeguato e continuo aggiornamento sull’evoluzione tecnologica nel mondo sanitario a favore del paziente. La sostenibilità di questi costi è uno scontro molto sentito dalle aziende di strumenti private, che investono nel mondo sanitario italiano perchè da una parte il medico vorrebbe sempre il meglio, con ripercussioni sulle casse statali, dall’altra parte lo Stato scarica tutti gli oneri finanziari alle aziende, con tempi di pagamento biblici. L’equilibrio perfetto non esiste. Esistono poi due categorie di medici: partiamo dal medico serio e professionista, che chiede strumenti, borse di studio, etc. in nome e per conto dell’ospedale attraverso un sistema già riconosciuto in altri Paesi evoluti. Qui da noi ci si trova in quella linea sottile di legalità ma non proprio. Poi esistono medici che non parlano a nome di nessuno, ma hanno poteri decisionali su forniture e quant’altro. E qui cominciano i veri problemi. Personalmente penso che, quando si incontrano questo tipo di medici, sia difficile non resistere alle lusinghe di fatturati importanti, che possono cambiarti la vita, ma si deve  sapere che qualsiasi mossa viene fatta sul filo della legalità. La richiesta di qualsiasi strumento nel proprio studio privato a qualsiasi scopo è, di fatto, un reato di comparaggio e concussione; qualsiasi forma di deliberazione di soldi tramite onlus legate al medico, è concussione o riciclaggio di denaro. Anche in queste forme bisogna distinguere tra pubblico e privato; il primario pubblico ha una funzione ben precisa su appalti e quant’altro, il primario accreditato ha un’altra funzione non così importante e discriminante rispetto al pubblico. A mio modo di vedere, se oggi ci fosse un controllo a tappeto in tutta Italia su queste situazioni definite border-line, credo che la seconda guerra mondiale non sarebbe niente al confronto. Nel quotidiano il sistema dovrebbe riordinare tutto in maniera chiara per portare alla luce del sole le eventuali irregolarità e promuovere tutti quegli investimenti che oggi sono su quella linea che per forza di cose dobbiamo definire illegale. Le aziende servono al sistema come viceversa. In America il medico deve dichiarare se è pagato da un’azienda o no. In Italia non esiste una legislazione altrettanto chiara”.

Ma se facessimo scoppiare una seconda guerra mondiale, non bellicosa, a favore della salute dei cittadini-pazienti, anche da un punto di vista economico, per reinvestire gli sprechi e le spese per i favori (#ilvenditoredimedicine utilizza come merce di scambio soprattutto viaggi ed apparecchi tecnologici)? Magari partendo dallo strumentario, che dando a ognuno un codice, rende più facile risalire al venditore e all’effettivo acquirente. Ma non si potrebbero, così come finalmente forse si farà per la siringa, far comprare gli strumenti per tutte le strutture pubbliche d’Italia, su indicazione delle società nazionali di specialità, con certo abbattimento dei costi e dei possibili “inquinamenti”?

La guerra per porre #ilpazientealcentro è solo all’inizio ma occorre vincere qualche battaglia magari controllando a caso qualche codice di strumento. Probabilmente ne vedremo delle belle. 

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