Ovvero, come aumentano le diseguaglianze: sempre più soldi ai livelli alti e sempre più elemosine ai livelli più bassi

Il caso più recente di proteste è quello dei bibliotecari della università di Bologna, ma non mancano i precedenti: gli addetti alle pulizie delle scuole, i facchini di grandi aziende, ecc.., gente pagata con stipendi da fame, con scarsi diritti, mentre i loro dirigenti godono di lauti stipendi.

Si tratta, per ora di proteste molto localizzate prive di un coordinamento, ma, forse, prima o poi la pazienza di queste categorie super sfruttate, cesserà.

Questi sono solo i casi che, negli ultimi tempi, sono saliti “all’onore delle cronache”, ma ormai non si contano più i servizi di medio-basso livello dati in appalto da strutture pubbliche ed aziende private, con retribuzioni misere per i lavoratori; dagli ospedale alle scuole, ai servizi per anziani, alle biblioteche, alle portinerie, ormai non si salva più nessuno, nel silenzio, o quasi, dei grandi sindacati “tradizionali”.

Chissà come la vedrebbe il buon Ermanno Gorrieri che nella sua Giungla retributiva teorizzava che ai lavoratori che svolgevano le stesse mansioni, fossero dovuti uguali stipendi, a prescindere da quale fosse il datore di lavoro.

E così, sulla pelle dei lavoratori, si tengono in piedi i servizi e gli alti stipendi dei dirigenti.

Comuni, Province, Regioni, agenzie; troppi dirigenti, troppo pagati; se uno dei tanti, troppi dirigenti degli enti locali guadagna più di 100 mila euro (che anche se lordi sono uno stipendio di tutto rispetto), se il direttore dell’ AIPO ne guadagna 240 mila, forse aveva ragione Moretti a protestare contro il possibile taglio del suo compenso che poi, con l’ attuale promozione, si è più che raddoppiato. Per non essere da meno, proprio di questi giorni il presidente della multiutility Hera che afferma, dai suoi 400 mila euro abbondanti: “Non sento il bisogno di tagliarmi lo stipendio”.

La regione Emilia-Romagna, alcuni anni fa, per sfoltire l’ esorbitante numero di dirigenti, diede un “premio”, a chi se ne andava; così mentre gli esodati aspettano ancora di capire che fine faranno, loro si godono una dorata pensione e pure un incentivo per andarsene, entrambi a carico delle casse pubbliche.

Intanto il direttore generale dell’Arpa della Valle d’ Aosta bandisce un concorso per incarichi di collaborazione della durata di 24 mesi con retribuzione 0 (leggasi zero), mentre lui percepisce quasi 140 mila euro lordi all’ anno; se ne avesse percepito “solo” 100 mila, forse ci sarebbe stato lo spazio per un compenso dignitoso per i due neo assunti e lui non sarebbe certo morto di fame.

Un recente referendum in Svizzera, bocciato con una esigua maggioranza, proponeva di dare ai manager un stipendio non più alto di 13 volte lo stipendio più basso dei propri dipendenti; una ottima idea quella di legare gli stipendi dei dirigenti a quelli più bassi, così se abbassano i secondi devono abbassare i loro e se alzano i loro devono alzare quello dei dipendenti.

Una cosa inimmaginabile da noi!

La Germania ha da poco rideterminato la paga minima, sotto la quale non si può andare; una buona strada che sembra possa essere seguita anche dal governo Renzi; ma questo varrà anche per i dipendenti/soci delle cooperative (più o meno autentiche) che ormai si stanno diffondendo a macchia d’olio per fare a basso costo buona parte di quei lavori che vengono esternalizzati?

Un altro settore su cui il governo Renzi potrebbe e dovrebbe mettere mano è quello degli stipendi pagati dalla Rai a presentatori, cantanti e ospiti vari, così come i “gettoni d’oro” ai vari ospiti delle trasmissioni, compreso Sanremo.

Si dice, “portano consistenti ricavi con la pubblicità”; vero, ma vero anche che la pubblicità in fin dei conti la paghiamo noi, facendo shopping, e che in un paese normale, la televisione di Stato dovrebbe vivere con il canone e fare vera informazione pubblica, mentre quelle commerciali dovrebbero essere sostenute dalla pubblicità; questo non avviene in Italia con grave danno anche all’ editoria che vede sfuggire così buona parte del budget pubblicitario. D’ altra parte cosa farebbero costoro se se ne andassero dalla Rai; dove andrebbero? Alla tv tedesca?

Un altro settore che non è pubblico, ma che per le sue peculiari caratteristiche dovrebbe offrire più equità e trasparenza, è quello delle cooperative; quanto guadagnano il loro dirigenti? Sembra un segreto di Stato. Lo denuncia Simona Caselli, presidente di Legacoop di Reggio Emilia che chiede più sobrietà e trasparenza sui compensi e paventa il timore di formarsi una “casta”.

Ma insomma, i manager; quanto devono guadagnare per dichiararsi soddisfatti del loro tenore di vita? Cosa se ne fanno di tutti questi soldi con cui potrebbero comprarsi un’auto di lusso al mese o una sontuosa villa all’anno? Ma non dovrebbe essere un onore poter lavorare per il proprio Paese?

Articolo Precedente

Parma, Iren diffidata: “Nell’inceneritore rifiuti anche da fuori provincia”

next
Articolo Successivo

Limoni profumerie, chiude sede Bologna. I 60 dipendenti in stato di agitazione

next