Timbri manomessi, finti cardiologi e congressi inesistenti. Il Fatto Quotidiano ha intervistato in anonimato un ex informatore scientifico di una multinazionale farmaceutica che spiega: “Spacciavo per cardiologo un medico di base in modo che potesse partecipare al convegno all’estero rivolto solo a chi ha una determinate specialità (chessò il ginecologo piuttosto che il pediatra, l’internista, eccetera) – svuota il sacco l’ex informatore scientifico – Funziona così: il medico deve presentare una richiesta di partecipazione su carta intestata che poi viene inviata al ministero della Salute. Io procuravo il timbro con l’intestazione falsa (il cardiologo tal dei tali, invece era un medico di famiglia), lui firmava e l’azienda si parava il culo. Taroccavo anche il libretto, quello dove il medico fa le prescrizioni, per dimostrare che era specializzato in quella patologia e non in altre. Tanto l’azienda sapeva che non c’erano controlli”. La testimonianza è stata interpretata da un attore per tutelare l’anonimato della fonte  di Chiara Daina

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Farmaci, l’informatore scientifico: ‘Sono guai per il medico se non sta ai patti’

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