Parlare di rinnovo appare quasi un controsenso. Benchè il premier Matteo Renzi continui a parlare di cambiamento e svecchiamento, le nomine delle controllate della Cassa Depositi e Prestiti non dicono davvero nulla di nuovo. Alla presidenza di Fintecna, della holding di partecipazioni dello Stato resta Maurizio Prato, manager pubblico di lungo corso, classe 1941, formatosi alla scuola dell’Iri e transitato anche al capezzale dell’Alitalia nell’estate 2007 su mandato dell’allora premier Romano Prodi pronto a vendere la compagnia ai francesi di AirFrance-Klm. All’epoca l’operazione saltò, Prato pure, ma in compenso il manager, che nell’ex compagnia di bandiera in piena crisi intascava la bellezza di 35mila euro mensili di stipendio, non fece fatica a riciclarsi in nuove avventure rigorosamente pubbliche come l’Agenzia del Demanio o l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. 

Accanto a Prato nella gestione di Fintecna ci sarà Riccardo Taddei, finora vice direttore generale e responsabile legale e contenziosi della società. Come Prato, anche Taddei è ex Iri: nel 1982 è giù funzionario dell’ufficio legale di Italstat spa, azienda pubblica per progettazione e costruzione di grandi infrastrutture. Successivamente è quadro dell’uffico legale di Iritecna di cui divnta poi dirigente quando l’azienda è in liquidazione prima di passare in Fintecna. Completano poi il consiglio, il cui numero complessivo scende da sette componenti a tre, i due dirigenti Cdp, Anna Molinotti, già consigliere di amministrazione di Fincantieri e Cdp investimenti sgr, e il consigliere di Sace, Leone Pattofatto, i cui compensi saranno di 28mila euro lordi l’anno (Prato ne intascava un milione fino allo scorso anno). Contemporaneamente al nuovo incarico, Pattofatto perde il posto nel consiglio di amministrazione del Fondo Strategico Italiano, braccio finanziario della Cdp, per fare spazio ad un altro manager pubblico di lungo corso, Giuseppe Bono, il settantenne amministratore delegato della Fincantieri, alle prese con lo sbarco in Borsa. Anche Bono è un manager pubblico di lungo corso con un passato in Finmeccanica, Alenia Difesa e Ansaldo prima di passare nel Duemila alla Fincantieri di cui tiene saldo il timone da ben quattordici anni.

Oltre a Bono, la Cassa Depositi e Prestiti presieduta da Franco Bassanini ha affidato all’ad di Cdp, Giovanni Gorno Tempini, la presidenza del Fondo Strategico e confermato l’incarico di amministratore delegato a Maurizio Tamagnini, oltre a nominare consiglieri Rosalba Casiraghi e Elena Zambon. Per Terna la presidenza, in sostituzione di Luigi Roth, è andata a Catia Bastioli, amministratore delegato della Novamont, azienda di bioplastiche costola della Montedison del finanziere Raul Gardini. L’attuale direttore generale di Cassa, il 47enne Matteo Del Fante, sostituirà Flavio Cattaneo, fresco di nomina nel consiglio di amministrazione di Telecom Italia. Un incarico che potrebbe rivelarsi presto ben più importante di quanto oggi appaia in funzione del cambiamento a giugno degli equilibri di governo di Telecom Italia con lo scioglimento di Telco, la holding controllata dagli spagnoli di Telefonica e custode del 22% del gruppo di telecomunicazioni. 

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