Centinaia di migliaia di libri continuano a restare “prigionieri” della Sapienza di Pisa, il palazzo quattrocentesco che dal 1823 ospita la Biblioteca universitaria. La storica struttura, sede della facoltà di Giurisprudenza e appunto della Biblioteca universitaria, è chiusa al pubblico dal maggio 2012 a seguito della rilevazione di alcuni “segni di cedimento strutturale” (nel mirino finirono eventi sismici recenti e il peso delle muraglie di libri).

A distanza di circa due anni niente è cambiato: la struttura continua a restare inaccessibile al pubblico. I circa 480mila libri della Biblioteca universitaria, restando “ostaggio” del Palazzo della Sapienza, non possono perciò essere direttamente consultati dai cittadini (i 120mila volumi della biblioteca del dipartimento di Giurisprudenza sono invece stati spostati da tempo in periferia, nel deposito di Montacchiello). Fino allo scorso 19 marzo era possibile quantomeno accedere al servizio (lanciato nel giugno 2013) di prestito e consultazione attivato presso la Residenza universitaria “Nettuno”: era il personale autorizzato a recarsi due volte al giorno all’interno della Sapienza per reperire il materiale richiesto dagli studenti.

Un mese fa il colpo di grazia: la Biblioteca, per motivi di sicurezza, è costretta a sospendere “temporaneamente” anche questo servizio (restano richiedibili le opere contenute nel magazzino esterno ex Iti: si parla di circa 180mila volumi). La maggior parte dei libri conservati nella sede storica resta perciò “blindata”. Il “caso” Sapienza è ormai da due anni oggetto di scontri, incontri pubblici, polemiche e interrogazioni parlamentari. Nei giorni scorsi è stata la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Elisabetta Zuccaro a riaccendere i riflettori sulla questione: “Dopo due anni la situazione è la stessa: ambienti chiusi e libri non consultabili. La vicenda dimostra ampiamente il peso che la cultura ha per i vertici politici di questo Comune”. Il dito viene puntato soprattutto contro l’Università e il sindaco Marco Filippeschi. “L’amministrazione comunale – controbatte l‘assessore comunale alla Cultura, il vendoliano Dario Danti – sta facendo il massimo per arrivare quanto prima alla riapertura della struttura”. Il percorso non è però semplice, visto anche l’intreccio delle varie competenze (a tal proposito c’è chi parla di “grande pasticcio”): il Palazzo della Sapienza è infatti in mano all’ateneo e quindi sotto il controllo del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) mentre la Biblioteca universitaria è gestita dal ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact). Si tratta insomma di due realtà separate che vivono sotto lo stesso “tetto”. La perizia realizzata dai tecnici dell’Università in collaborazione con il Mibact, presentata lo scorso dicembre dopo un anno di lavoro, ha evidenziato “la necessità di interventi strutturali” sul Palazzo e la necessità di “un significativo alleggerimento dei carichi per i locali occupati dalla Biblioteca”. A inizo marzo il Comune ha emesso un’ordinanza per invitare Università e Mibact a realizzare entro 60 giorni gli interventi urgenti per la messa in sicurezza del palazzo. Angela Marseglia, direttrice della Biblioteca universitaria, spiega che il 30% dei volumi (soprattutto periodici) dovrà essere trasferito nel palazzo San Matteo: l’operazione dovrebbe concludersi entro maggio. Lo spostamento di tali volumi – aveva sottolineato il Mibac – risulta infatti “prioritario per avviare i lavori di messa in sicurezza e sistemazione dell’intero complesso della Sapienza”. Quando potrà riaprire al pubblico la Biblioteca? Nessuno si sbilancia troppo. “La speranza – afferma la medievalista Chiara Frugoni, presidente dell’associazione “Amici della Biblioteca universitaria di Pisa (Bup)” – è che la riapertura possa avvenire almeno entro fine anno”. I lavori, come detto, riguarderanno l’intero palazzo. A inizio maggio – rende noto il prorettore Sandro Paci – l’Università presenterà un progetto preliminare. Il costo per gli interventi? “Tra i 5 e i 10 milioni di euro“. L’ordinanza del Comune specifica che i carichi nelle sale destinate a deposito librario non potranno in futuro essere incrementati. Frugoni spera però che i volumi trasportati al palazzo San Matteo siano presto risistemati in Sapienza: “No a una biblioteca spezzettata”. L’auspicio – sottolinea la professoressa – è che quindi si possa continuare a trovare nuovi spazi all’interno del Palazzo “La biblioteca deve vivere e svilupparsi: non ci si può limitare alla conservazione”. 

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