Sì a una web tax contro il “neocolonialismo” di Google, Facebook e Amazon, che “generano ricavi e utili in Italia ma non pagano qui le tasse” e “non rispettano le leggi che tutelano la proprietà intellettuale”. Lo ha detto Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, nel suo intervento durante l’assemblea della società a Cologno Monzese. Commentando i dati di bilancio del 2013, chiuso con un ritorno all’utile per 8,9 milioni di euro (e con il ritorno dei bonus per Confalonieri stesso e per il vice presidente Pier Silvio Berlusconi) dopo una perdita 2012 pari a 287,1 milioni, Confalonieri ha detto che l’utile “è fragile proprio come è fragile la ripresa italiana”. Seguendo la linea dettata da Berlusconi nell’intervista a Mattino Cinque, il presidente del Biscione ha sottolineato infatti che “la ripresa, quella strutturale che parte dai consumi delle famiglie, non c’e”. “Sicuramente – ha osservato- tutti vogliamo la ripresa e andiamo a cercarne i segni un po’ ovunque. Penso alla preparazione dell’Expo e al recente salone del mobile di Milano. Il clima è importante e noi del clima, grazie ai nostri clienti pubblicitari, abbiamo indicatori sensibili, e facciamo il nostro meglio, come editori, per enfatizzare i segnali positivi dell’economia”. Ma i dati, ha proseguito, “invitano alla prudenza. La pubblicità non ha ancora smesso di decrescere”. Anche se adesso, ha aggiunto, il mercato sembra avere “una lieve tendenza al più”.

Sulle prospettive future del gruppo, poi, Confalonieri ha ammesso: “Abbiamo certamente davanti molta strada per tornare a qualcosa di simile ai livelli fatturato e redditività tipici della nostra storia”. “E non basterà una gestione brillante dei conti per agganciare il ciclo positivo dell’economia, quando finalmente arriverà la ripresa:  ci vorranno idee, contenuti, aggressività”. Perché oggi – ecco il collegamento con i gruppi del web – la partita non è contro i broadcaster classici, ma contro “le aziende, i colossi multimediali, gli operatori di internet che pensiamo non rispettino le leggi di tutela della proprietà intellettuale che invece a noi televisivi vengono, giustamente, applicate con rigore”. “Google, Facebook e Amazon generano ricavi e utili in Italia ma non pagano qui le tasse”, ha proseguito Confalonieri, definendo il mercato italiano “una ricca miniera da sfruttare” per “aziende ‘fantasma’ con occupazione prossima a zero” che rastrellano centinaia di milioni di pubblicità, senza che “le autorità di regolazione possano avere l’esatta dimensione del fenomeno”. positiva l’idea della web tax. Per questo l’obiettivo della web tax, cancellata da uno dei primi Consigli dei ministri del governo Renzi, “era giusto: colpire forme moderne ma non per questo meno odiose di evasione“. Commento poco felice, forse, considerato che Silvio Berlusconi è stato affidato in prova ai servizi sociali proprio in seguito alla condanna definitiva nel processo sulla compravendita dei diritti televisivi e la creazione di fondi neri all’estero.

Tornando ai conti di Mediaset, Confalonieri ha messo in luce come il gruppo televisivo abbia portato a termine “con un anno di anticipo una manovra da 600 milioni” con la quale sono stati risparmiati “circa 350 milioni in più dei 250 inizialmente previsti“. “Il vertice aziendale, e qui faccio un nome e un cognome, Pier Silvio Berlusconi, ha capito che bisognava agire in anticipo e con la massima durezza”. Mediaset “è un’azienda sana e vitale, colpita sì dalla crisi generale, ma in grado di dare subito segnali di positività una volta alleggerita sul piano di costi”. Dalla lettura del libro soci non emergono novità di rilievo nell’azionariato Mediaset: il primo azionista è Silvio Berlusconi con oltre 437 milioni di azioni (pari al 41,291% del capitale) seguito dalla Mackenzie Financial Corporation con il 4,92% delle quote. 

Parlando delle future vendite dei diritti tv del calcio italiano ed europeo, il presidente del Biscione ha auspicato che la cessione di quelli della serie A ”vada in una direzione di equilibrio tra le due piattaforme concorrenti”, cioè, per quanto riguarda l’Italia, Sky e Mediaset Premium. “Con l’acquisto dei diritti della Champions League per il 2015-2018 abbiamo aggredito un mercato e in particolare un concorrente con molta convinzione: oggi il panorama dei diritti pregiati è sicuramente più equilibrato. E questo è un vantaggio per l’utente pay, che è nuovamente in grado di scegliere tra offerte innovative. L’augurio è che anche la cessione dei diritti della serie A vada in questa direzione di equilibrio tra le due piattaforme concorrenti”. “Questi diritti verranno pagati con la generazione di cassa della pay tv – ha spiegato il vice presidente Pier Silvio Berlusconi – e non abbiamo bisogno di cercare capitali. Ora ci sarà l’asta per la serie A che è un contenuto importante” e anche in questo caso “i fondi necessari verranno dai ricavi della pay tv”. 

Riguardo alle voci sul possibile ingresso di nuovi soci in Mediaset Premium (in questi giorni si moltiplicano le indiscrezioni su un interesse dell’araba Al Jazeera e della francese Canal Plus), Pier Silvio ha detto che la piattaforma “ha conquistato una ottima posizione di mercato e sta suscitando l’interesse di più gruppi internazionali con cui stiamo dialogando”, ma “non c’è nessun accordo e non vogliamo vendere”. Tuttavia, “avendo un progetto di sviluppo, avere un partner industriale che lavori con noi è una cosa che guardiamo favorevolmente”.

L’amministratore delegato, Giuliano Adreani, al termine dell’assemblea ha detto poi che la raccolta pubblicitaria del gruppo Mediaset nei primi quattro mesi del 2014 si “sta avvicinando al pareggio dopo una flessione dell’1% nei primi tre mesi, in un mercato nel complesso ancora negativo”. Secondo Adreani “la prima parte di aprile è andata benissimo mentre stiamo un pò soffrendo nella seconda parte”. Il 2014, ha spiegato Adreani ” si presenta ancora come un anno difficile però la sensazione e che possa essere migliore del 2013. Si registra, infatti, una leggerissima ripresa”.

 

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