Crescono in Italia le critiche nei confronti della Germania e di quella cattivona di Angela Merkel. Ma sono davvero legittime?

 Berlusconi è addirittura arrivato a toccare i lager nazisti, un argomento molto delicato per i tedeschi e per certi versi indelebile nella loro storia. D’altronde B. non è certo nuovo a boutade del genere – per usare un francesismo – ma sarebbe ingenuo pensare che non lo abbia fatto apposta. Non è la prima volta che il leader di Forza Italia si lascia andare ad affondi nei confronti della Germania, una cosa del tutto normale per chi fa politica e campagna elettorale con i sondaggi alla mano. 

Diciamoci la verità: in Italia serpeggia un neanche tanto velato antagonismo nei confronti della Germania. Perché? Secondo molti perché ha imposto l’austerità, è tirannica, pensa solo alle sue banche, vuole conquistare l’Europa…insomma perché comanda lei. Ecco allora che dare contro la Germania procura apprezzamento e consenso, insomma voti. E l’importante è salire nei sondaggi no?

Ma l’anti germanismo per partito preso è non solo sbagliato ma anche ingiusto. Prima di tutto perché non è certo la Germania la causa della crisi economica europea e mondiale e in secondo luogo perché non è certo la Germania la causa della mala politica del Sud Europa (Italia, Grecia e Spagna) dove regna da sempre corruzione e malaffare (e non solo in politica).

È vero, la Germania comanda in Europa. Ma attenzione, questo per motivi molto semplici: ha l’economia più forte, è il contribuente più grande dell’intero bilancio comunitario come dei vari fondi salva Stati e ha un governo serio, stabile e con una certa reputazione internazionale. A Bruxelles la Germania detta la linea, ma questo perché, oltre ad avere alle spalle un governo solido, ha investito negli anni in eurodeputati seri e capaci, competenti delle materie europee e che non perdono il loro tempo a fare da terza camera italiana. Un esempio concreto? Dei candidati alla presidenza della Commissione europea, due sono tedeschi (il socialista Martin Schulz e la verde Ska Keller) e un altro è il delfino lussemburghese della Cancelliera Merkel (Jean-Claude Juncker).

Una cosa va detta: la Germania ha delle serie responsabilità nella mancanza della ripresa economica dalla crisi. La ricetta dettata da Berlino – in accordo con Paesi come Finlandia, Paesi Bassi e Austria – per uscire dalla crisi è costata lacrime e sangue ai cittadini del Sud Europa e alla fine si è rivelata non all’altezza delle aspettative. Inoltre la gestione a rallentatore della crisi greca, come l’erogazione degli aiuti con il contagocce, ha acuito il dramma sociale di Atene. Infine resta il freno tirato su quelle misure che potrebbero veramente far uscire l’Europa dall’impasse attuale ed accelerare l’integrazione europea, come la condivisione del debito e l’emissione di eurobond.

Il fatto è che la Germania – come fanno e farebbero tutti gli altri Paesi europei se ne avessero i mezzi – pensa soprattutto ai propri interessi, a quelli dei propri cittadini, ma non lo fa con i carri armati bensì sfruttando al meglio il proprio potenziale. A Bruxelles margini di manovra con i tedeschi – che restano uno dei popoli più europeisti – c’è eccome. Il fatto è che a certi tavoli i Paesi del Sud, come l’Italia, dovrebbero mandare persone competenti, capaci e con una certa reputazione internazionale, non dei clown e dei principianti. Con la Germania bisogna trattare alla pari, con serietà, perché a Bruxelles «dare i pugni sul tavolo» non serve a niente, soprattutto quando a farlo è la classica «pulce con la tosse». L’antigermanismo alla Alberto Sordi – bravissimo attore comico per carità – non porta a niente di buono se non a coprirci di ridicolo, ma a questo siamo abituati.

 @AlessioPisano 

www.alessiopisano.com

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