A Mediaset non sono dei pirla, direbbe Mourinho. A un centinaio di metri dal traguardo, negano a Matteuccio Renzi la passerella di Amici, dove avrebbe avuto tre minuti di assoluta libertà (condizionata) con un solo obbligo: parlare ai giovani, che poi è il target della trasmissione della De Filippi. Il tutto, tra l’altro, rientrerebbe nelle norme della par condicio che vieta la partecipazione dei politici ai programmi di intrattenimento. A Mediaset non sono dei pirla, anche perché solo ieri pomeriggio, il Capo si è preso un’oretta libera e (non) ha risposto alle domande incalzanti, distruttive, sfiancanti, contrappositive, indecentemente contro che (non) gli ha posto quel fior di giornalista che è Barbara D’Urso.

A Mediaset non sono dei pirla da almeno vent’anni, da quando il Capo ha deciso di scendere in campo e ha allineato tutti i suoi telegiornali, sì tutti, compreso il Tg5 di Mentana, decisamente il più dignitoso dei tre, ma sottilmente compiacente in momenti storici molto delicati della vita dell’ex Cav. (chiamandolo ex so di far contenti molti lettori e di rispettare alla lettera una improbabile sentenza della Federazione dei Cavalieri del Lavoro e un po’ mi costa).

Che adesso Mediaset decisa di negare la passerella al competitor di Berlusconi a un passo dalle prossime Europee (riparandosi dietro la par condicio) pare la cosa più naturale del mondo ed è francamente un po’ ridicolo che gli uomini di Renzi facciano arrivare voci di un suo disimpegno volontario, come già per la Partita del Cuore, “per non alimentare polemiche”. Per non alimentare polemiche si fa così, gentile presidente del Consiglio: si prende il regolamento della par condicio, lo si legge anche nelle sue pieghe più recondite, e poi ci si presenta dove si può, dove le norme consentono.

Altrimenti, una malizia è lecita. Che lei, surrettiziamente, voglia fare un po’ come quel tipo, padrone di tre televisioni, che un bel giorno decise, nonostante fosse il capo del Governo, non solo di tenersele tutte e tre a dispetto della decenza universale, ma anche di farle lavorare per lui durante il suo governo in concerto con le tre della Rai che notoriamente si comprano nel momento stesso dello sbarco a Palazzo Chigi.

Ecco, di questa storia qui noi cittadini saremmo un po’ stanchi.   

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