occhipinti1“Siamo alle ultime battute, ai momenti decisivi. Ecco l’arrampicata di Mont de Mules… due minuti di bufera col cielo nero, pioggia e grandine ma laggiù c’è Nizza che splende sotto il sole. Elliot perde le ruote dei primi e mentre la salita sta per finire allunga Preziosi. Il ragazzo guadagna qualche secondo e si lancia nella discesa. È fatta? È fatta, il traguardo è a un tiro di schioppo e tutti gli applausi sono per Carmine Preziosi”.

Con queste parole, Gino Sala, raccontava su l’Unità dell’8 marzo 1965 il momento decisivo della Genova – Nizza che fu vinta da un giovane che pochi giorni dopo avrebbe conquistato ben altro, la Liegi Bastogne Liegi. La Doyenne, la decana delle classiche nata nel 1892 si disputa domenica per 100esima volta (sospesa dal 1895 al 1907 e interrotta per le Guerre mondiali). È altrimenti nota come “la corsa degli italiani perché a Liegi e dintorni c’è una delle più grandi comunità di nostri emigrati al mondo. Lungo i 263 chilometri disseminati di côtes, (celeberrima è la Redoute) c’è anche il Saint Nicolas, spesso il trampolino di lancio ideale per un attacco. Si tratta di 1,2 km di ascesa, 8,6 % di pendenza media, ribattezzata la “salita degli italiani per le centinaia di immigrati dal Belpaese che si assiepavano ai suoi lati per tifare i connazionali in gara. Per molti, moltissimi anni non ci furono soddisfazioni per i “Musi Neri” italiani che lavoravano nelle miniere di carbone. Una storia di lavoro durissimo, emarginazione, tragedie ma tanto orgoglio quella dei minatori italiani in Belgio che attraverso l’oscurità polverosa dei pozzi ha intravisto una speranza di una vita migliore, quella che le generazioni passate hanno consegnato a quelle che oggi, in Belgio, rappresentano la seconda comunità più numerosa, perfettamente integrata.

Ciclismo e lavoro in miniera condividevano la fatica, la polvere e la “fame”, quella vera per i minatori, quella di vittoria per i ciclisti. Questo accostamento è sintetizzato perfettamente dalla storia del primo italiano vincitore della Liegi. Carmine Preziosi, un ragazzo di 21 anni di Sant’Angelo all’Esca in provincia di Avellino, nel 1965 “beffa” Vittorio Adorni ed è lo stesso salito alla ribalta un mese prima sul lungomare di Nizza e così descritto allora da Gino Sala: “Un italiano che veste i colori di una marca francese la Sauvage – Pelforth ma tesserato per la nostra federazione ciclistica.

Preziosi ha quattro sorelle e un padre che lavora nelle miniere di Charleroi. Vivono tutti a Parcennes, in Belgio. Una famiglia di emigrati con una storia simile a quella di tutti gli italiani costretti dalla miseria a lasciare il loro paese. In Belgio Carmine Preziosi ha fatto l’autista, il vetraio e il cameriere d’inverno e il corridore d’estate. Solo da pochi mesi, dopo aver trovato un ingaggio, ha deciso di dedicarsi completamente al ciclismo. E così, nello scorso gennaio si è portato sulla Costa Azzurra per la preparazione invernale, come fanno i veri professionisti. Il padre gli aveva detto: “Anche il tuo è un mestiere difficile e se vuoi riuscire dovrai sacrificarti. Te la senti? Carmine Preziosi, un ragazzino sveglio, un metro e sessantacinque di statura, due occhietti che esprimono tutta la sua volontà di farsi largo, aveva impressionato all’ultimo Giro di Lombardia piazzandosi alle spalle di Motta. La sua prima vittoria è quella di oggi, una vittoria brillante, senza ombre…”

Proprio qualche ombra, sulla clamorosa vittoria di Preziosi alla Liegi del 1965 ci fu, perché le cronache di allora raccontano di un Adorni, avvantaggiatosi dagli esiti di una caduta nel gruppetto di testa, sembrava avviato al successo quando Preziosi, giusto all’inizio del rettilineo d’arrivo, lo raggiunse e affiancandolo gli si appoggiò in maniera vistosa riuscendo così a superarlo e batterlo. La giuria riconobbe l’infrazione di Preziosi, lo multò di mezzo milione, ma lo giustificò asserendo che se non si fosse appoggiato sarebbe caduto e gli lasciò la vittoria. La storia ripagò Adorni con una carriera luminosa (Giro 1965 e Mondiale 1968) mentre Carmine Preziosi da Sant’Angelo all’Esca grazie a questa vittoria strappò contratti con la Bianchi, la Molteni e corse fino al 1972. Le ombre rimarranno sempre ma forse Preziosi era il vincitore perfetto per far spuntare un sorriso sulle facce adombrate dal carbone dei tifosi italiani.

Dal 1982 al 2007 i nostri ciclisti hanno contribuito a rendere ancora più “italiana” la Liegi Bastogne Liegi, con dodici successi siamo dietro solo ai padroni di casa. I favoriti di domenica arrivano dalla Spagna, Valverde, dall’Irlanda, Daniel Martin o sono idoli locali come Philippe Gilbert ma l’Italia schiera un siciliano “emigrato” in Toscana da ragazzo per diventare un campione. Vincenzo Nibali ha un certo feeling con la Liegi e anche se non è il più in forma sa che sul Saint Nicolas dovrà sputare l’anima perché la “salita degli italiani” non è solo una côte di 172 metri.

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