Il tema assilla l’editoria da un decennio. Il 5 aprile, nel suo editoriale di commiato dalla direzione di Pagina 99, l’ha posto anche Roberta Carlini:  “esiste qui nel web un succedaneo, un surrogato, un erede di quella righetta tracciata ogni sera, nelle vecchie tipografie e resa ogni mattina nelle pericolosissime edicole?”.

Facciamo un passo indietro: 27 marzo 2014. La Repubblica lancia il restyling del cartaceo. La cover titola “E’ un nuovo inizio”. Ezio Mauro annuncia un prodotto sempre più focalizzato sull’approfondimento, slegato dall’ansia della cronaca. Di fatto, il quotidiano di De Benedetti prova a riconvertirsi in un “settimanale” che esce a cadenza giornaliera. Lo stesso giorno, un’altra redazione, la giovanissima Pagina 99, dopo circa 30 numeri annuncia la fine dell’edizione quotidiana in edicola e il proseguimento dell’esperienza del giornale come quotidiano online e settimanale cartaceo. Sul web Pagina 99 ottiene risultati importanti, registrando una quota di permanenza tre volte superiore alla media su articoli lunghi e complessi di economia e cultura. Stesso genere di pezzi su cui, con strategie e analisi specularmente opposte ma potenza di mezzi immensamente superiore, Repubblica si accinge invece a impostare tutto il cartaceo.

Torniamo alla domanda iniziale. Il web può davvero sostituire la carta? Stando agli ultimi dati, i lettori hanno già risposto. L’esodo dal cartaceo non conosce sosta. L’unico gruppo che tiene botta sul digitale è il Sole24Ore. Ma è anche l’unico ad avere introdotto un paywall sul proprio sito d’informazione. Risposte più coraggiose arrivano da oltreconfine. Esemplare, in tal senso, il video dell’intervento tenuto recentemente da David Pemsel, chief deputy executive del Guardian. Punto 1, minuto 3:38: “We believe ‘open’ is the best expression of our content to travel within this new digital space”. Il Guardian punta quindi su una totale libertà di fruizione e circolazione dei propri contenuti sul web: nessun paywall. Punto 2, minuto 6:29: “there’s a million people that we are having a conversation with, and a dialogue with, to ensure that we are both listening to what they are saying, combined with what we are writing, give us and them the ‘whole picture’”. Secondo Pemsel, la capacità dell’informazione online di produrre senso, “the whole picture”, il quadro completo, sembra poter essere possibile proprio grazie al dialogo, alla conversazione costante con il milione di commentatori del sito. Come far stare in piedi un business del genere? Punto 3, minuto 9:24: “there is a high demand from consumers, increasingly, that brands do have compelling stories”. Storie interessanti, irresistibili. Il Guardian, continua Pemsel, ha quindi messo a disposizione dei marchi un laboratorio che dia loro idee pubblicitarie piuttosto che semplicemente vendergli spazi.

“Compelling story”, questa del Guardian: per editori, giornalisti e comunicatori.

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