Finito il pranzo di Pasqua e quello di Pasquetta, quello che resta dopo i banchetti e i pic-nic, oltre a qualche chilo in più, è una montagna di cibo non consumato: carni arrosto, verdure, pane e tante uova.

Che fare? Buttare via tutto sarebbe un vero peccato e, quindi, via alla cucina del giorno dopo, quella fatta con gli “avanzi” che devono essere nobilitati e resi gustosi in nuove ricette. Allora…W le polpette!!!

La prima cosa che mi viene in mente, quando penso alle polpettine (oltre alla fame!), è il profumo inebriante che hanno quando sono appena fritte, calde, croccanti, morbide all’interno. Un’esplosione di sapori che riempie la bocca. Non riesco a resistere alla loro tentazione. Come un bambino di fronte al regalo di Natale o all’uovo di Pasqua mi chiedo: cosa ci sarà dentro? È sempre una sorpresa.

Nei miei ricordi, da sempre sono fatte con carne macinata, aglio, prezzemolo, uova parmigiano, pangrattato, sale e pepe, grandi come noci e fritte, divorate calde. Irrinunciabile la variante con le polpette cotte in umido insieme al pomodoro e alla cipolla, con un sugo in cui tuffare gli spaghetti.

È il piatto che ti fa sentire a casa, che da serenità. Ognuno ha la propria ricetta, quella della mamma, della nonna o della zia. Chi le fa di manzo, chi di vitella, chi di maiale, chi di riso, chi nell’impasto mette la mollica di pane bagnata nel latte e chi preferisce la patata lessa per ammorbidirla.

Ogni regione ha la sua tradizione, ogni comune la sua variante, ogni casa la sua ricetta segreta. A Roma diventano supplì se fatte con il riso, a Palermo e a Trapani arancine (o arancini), in Calabria le fanno di melanzane e di lattarini, al nord le fanno con il baccalà, mentre nelle Marche diventano olive ascolane. Con le patate diventano crocchette, oppure di tonno, granchio, salmone o con le verdure e c’è chi le preferisce in formato maxi come nel polpettone. Anche sulle cotture non c’è pace: fritte oppure in umido, al forno o anche crude in versione mini tartare. Sta di fatto che la polpetta può essere elevata a piatto nazionale. Dopo la pasta e la pizza, per carità, ma l’Italia è un paese di polpette di tutti i tipi, per tutti i gusti. 

Ma le polpette sono internazionali, fanno parte della tradizione gastronomica di tanti paesi perché nascono come piatto povero, preparato con gli avanzi e insaporiti con aglio, pane, verdure e spezie. Chi più ne ha più ne metta. Chiunque si sia montato un mobile da solo ha imparato a conoscere quelle svedesi dei centri commerciali, oppure le ha provate in Spagna sotto il nome di albondigas o in Medio Oriente fatte con la carne d’agnello come la kofta o con i legumi come i falafel. In Cina vengono servite con i noodles o cotte al vapore e condite con la soia mentre in Indonesia le aggiungono alle zuppe. In India sono fatte con il pollo o le verdure, piccantissime e piene di spezie. Negli Stati Uniti vanno di moda le meatballs con gli spaghetti oppure le matzah balls della cucina ebraica servite con brodo di pollo nei deli di New York. Ad Hollywood le usano per la pioggia nei film d’animazione…

La verità è che le polpette sono comode da mangiare, gustose, versatili, facili da preparare (almeno sembra), invitanti e, per le dimensioni, un peccato da considerare veniale per la dieta. Sarà per la sua forma e dimensione o per il fatto che nascondono un gusto sorprendente al loro interno, di certo scatenano la curiosità e l’appetito. Sono romantiche da condividere in un cartoccio…

Le polpette fanno parte dei ricordi di tutti e mi piacerebbe rivederle, però buone, riabilitate nei ristoranti che oggi le snobbano…non datecele avvelenate, a questo ci pensa già la politica…

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