“Se i governi di centrosinistra che guidano la Puglia dal 2005 hanno una responsabilità, è soltanto quella di aver rotto il muro del silenzio sui veleni che hanno intossicato l’area ionica. E questo – prosegue il presidente dei consiglieri regionali pugliesi – contro l’ostilità di qualcuno, nell’inerzia di tanti e nella colpevole assenza dello Stato, delle amministrazioni locali, delle associazioni, del movimento ambientalista ed anche delle bandiere dell’ecologismo”. Parola del presidente del consiglio regionale pugliese, Onofrio Introna.

Che però non dice ad esempio le seguenti cose:

1) La scoperta della diossina è del 2005 e a lanciare l’allarme non è Vendola ma PeaceLink. Vendola non avvia i controlli sulla diossina in quell’anno, e neppure nell’anno successivo. I primi controlli sulla diossina al camino E312 dell’Ilva partono con due anni di ritardo nel 2007 dopo che PeaceLink pubblica un dossier dal titolo “Nuovo record: a Taranto il 90,3% della diossina nazionale”.

2) Una volta che l’Arpa Puglia nel 2007 verifica che dal camino E312 esce una quantità notevole di diossina, PeaceLink e Legambiente chiedono che venga applicato un limite come già realizzato dalla Regione Friuli Venezia Giulia. In particolare Legambiente chiede alla Regione Puglia: “Deve urgentemente dotarsi del Piano della Qualità dell’aria e di norme restrittive rispetto a quelle nazionali in tema di emissioni di diossina”. Ma Vendola non fa nulla nel 2007, neppure risponde. Bisogna aspettare il novembre dell’anno successivo per parlare di legge sulla diossina. È l’imponente marcia di ventimila cittadini di Taranto, organizzati nel cartello Altamarea, che sveglia la Regione Puglia. Per di più la legge sulla diossina non parte neppure dal Presidente Vendola ma dal consigliere regionale Michele Ventricelli che si avvale di una proposta elaborata anche da PeaceLink.

3) La legge regionale sulla diossina dal febbraio 2009 doveva implementare il controllo in continuo della diossina (articolo 3 della legge). Cosa mai avvenuta ma sempre richiesta dalle associazioni. Le Iene strappano la promessa a Vendola che però non la mantiene.

4) La questione diossina vede la Regione sempre sulla difensiva. Diverse associazioni incalzano la Regione con analisi del sangue, del latte materno, del formaggio. La stessa inchiesta sul disastro ambientale è nata dal pecorino alla diossina.

Analisi fatte a spese di PeaceLink. Ma altre analisi sono state commissionate dal Fondo Antidiossina (sulle cozze in particolare), da TarantoViva, da Bambini contro l’inquinamento. Senza questo impulso delle associazioni quanto avremmo dovuto aspettare perché la Regione si muovesse?

5) Donne per Taranto raccoglie settemila firme per avere un’indagine epidemiologica su Taranto, stessa cosa chiede il leader dei Verdi Angelo Bonelli. Come mai la Regione non ha agito e ha aspettato che a fare l’indagine fosse la magistratura?

E soprattutto perché la Regione non è andata, Vendola in testa, a portare in Procura le carte per avviare un’indagine per inquinamento?

Queste sono solo alcune delle cose che non quadrano e mancano all’appello nella perorazione di Introna. Il quale invece parla di “colpevole assenza” non solo dello Stato ma anche “delle associazioni, del movimento ambientalista ed anche delle bandiere dell’ecologismo”.

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