Nella partita a scacchi tra Real Madrid e Bayern Monaco, la mossa migliore la fa Carlo Ancelotti. L’allenatore emiliano fa sua per 1-0 la semifinale d’andata della Champions League giocando con quello che definire un “catenaccio” sarebbe un insulto visto il non-gioco del Chelsea nell’altra sfida sulla strada verso la finale di Lisbona. L’ex tecnico del Milan schiera i suoi in maniera intelligente, lasciando il pallino del gioco nelle mani del Bayern e provando ad alzare un muro davanti all’area di rigore. Senza però rinunciare a offendere appena possibile, con ripartenze veloci e verticalizzazioni istantanee. Contro la squadra campione d’Europa, capace di chiudere il match con il 63 per cento di possesso palla (era il 72 al 45esimo, dopo aver toccato l’80 nel corso del primo tempo), l’approccio più intelligente possibile non può che essere “lascia che la cascata venga giù, certa di travolgerti, salvo poi perdersi in un bicchiere d’acqua”.

E in effetti nei primi venti minuti la mole di gioco del Bayern è impressionante e sembra spazzare via i padroni di casa. Ma Ancelotti ha già immaginato tutto e attende per scatenare i suoi in contropiede. Al 13’ una botta dal limite di Robben viene deviata in angolo e cinque minuti dopo Mandzukic fa da sponda per Kross ma il tiro è ribattuto dalla selva di maglie bianche. E innesca la prima ripartenza del Real. Eccola, l’occasione buona: accelerazione di Ronaldo sulla sinistra, Coentrao vola in sovrapposizione e crossa al centro, buco dei centrali e Benzema infila per l’1-0. Massimo risultato con il minimo sforzo e raddoppio sfiorato in due occasioni nei sette minuti successivi con Ronaldo che si divora entrambe le palle-gol.

Sotto nel punteggio e frastornato, il Bayern ci mette però poco a riprendere le sue avanzate. La squadra di Guardiola costruisce una manovra avvolgente fino al momento di concretizzare quando manca sempre la zampata giusta. È una questione di fiato, forse, di certo anche filosofia: nel tiqui-taka come religione di Pep, infatti, Mandzukic si trova spesso a predicare nel deserto vicino a Casillas mentre fuori dall’area i suoi compagni tessono ragnatele perfette. Ma il Real non ci casca, è intelligente a contenere e ripartire. Dopo 10 minuti di monologo dei campioni d’Europa, alla prima sbirciata dalle parti di Neuer, il Real si divora un’altra occasione con Di Maria, ben imbeccato da Coentrao ma maldestro nella coordinazione al momento del tiro.

Nella ripresa calano intensità e qualità e le emozioni scarseggiano. Ancelotti alza il baricentro dei suoi ma non si scopre mai, Guardiola spinge in attacco inserendo anche Goetze e Muller ma il pensiero di tutti è che la sfida ha ancora un altro atto da giocare. E rischiare troppo non conviene a nessuno. Così il Real trema davvero solo all’83esimo su un tiro potente di Goetze respinto da Casillas e in pieno recupero per un contrasto in area tra Muller e Xabi Alonso al limite del fallo. All’Allianz Arena, nella gara di ritorno, la pressione sarà tutta sulle spalle del Bayern Monaco e del suo allenatore in particolare. Strano a dirsi, per uno che ha dominato la Bundesliga ed è già in finale nella Coppa di Germania. Ma lo scorso anno Heynckes aveva vinto la Champions League e Guardiola sa bene che la vera sfida è tenerla in bacheca per un anno in più. E il Real di Ancelotti, che come Pep insegue la terza vittoria nella competizione, è il vero avversario tra la conferma e la sconfitta. Carletto l’ha messo in scacco. Martedì tocca all’ex tecnico del Barcellona provare a ribaltare la situazione.

Tabellino 
Real Madrid
(4-2-3-1): Casillas, Carvajal, Pepe (Varane 72’), Ramos, Coentrao; Xabi Alonso, Modric; Isco (Illarramendi 81’), Di Maria, Ronaldo (Bale 72’); Benzema. Allenatore: Carlo Ancelotti.
Bayern Monaco (4-1-4-1): Neuer, Rafinha (Martinez 72’), Boateng, Dante, Alaba; Lahm; Kross, Schweinsteiger (Muller 72’), Robben, Ribery (Goetze 71’); Mandzukic. Allenatore: Pep Guardiola.
Reti: 18’ Benzema (R)

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