La bagarre di Renato Brunetta non ferma l’autorizzazione al governo per far slittare il pareggio di bilancio al 2016 che ottiene il via libera del Senato con 170 voti a favore, 87 contrari e un astenuto. E questo nonostante la polemica politica di mercoledì e il piccolo mistero sull’invio della sua lettera in merito alla Commissione Europea. Poi, giovedì, c’è stata la spiegazione in aula dei contenuti della missiva. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si è presentato come da programma a Palazzo Madama per illustrare ai senatori i motivi della richiesta all’Europa di poter rinviare l’obiettivo sui conti. “Nonostante i segnali di ripresa dell’anno in corso anche nel 2014 il gap rimarrà molto negativo, la ripresa economica ancora fragile e la situazione del mercato del lavoro rimane ancora difficile”, ha spiegato Padoan, che per il futuro prossimo è tuttavia ottimista. “Il pareggio di bilancio sarebbe conseguito nel 2016 e sarebbe mantenuto fino al 2018”, ha sottolineato, aggiungendo che il governo attuerà “un piano di rientro per raggiungere pienamente l’obiettivo di medio periodo tra due anni”.

Padoan, poi, ha illustrato la strategia dell’esecutivo in tema di rientro dal debito e le misure con cui si perseguirà l’obiettivo: “Per favorire il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione il governo ha intenzione di avvalersi della procedura eccezionale”, ha detto il ministro, annunciando che ‘la procedura eccezionale’ prevede che per il rinvio del pareggio di bilancio si voti una relazione relativa a maggioranza assoluta dei componenti di Palazzo Madama“Le misure correttive per i prossimi anni, e il piano di dismissioni, assicurano già dal prossimo anno il rapido rientro del maggior rapporto debito/Pil, conseguente all’ulteriore pagamento dei debiti pregressi”, ha spiegato Padoan, secondo cui “il profilo programmatico del rapporto debito/Pil rispetta così la regola del percorso di convergenza del debito verso il parametro europeo del 60% già nel 2015″.

L’anno prossimo, infatti, a sentire il ministro “il disavanzo strutturale ricomincerebbe a diminuire di 0,5 punti percentuali grazie ad una manovra di consolidamento finanziata da riduzione di spesa, pari a 0,3 punti percentuali di Pil sull’avanzo primario”. Non poteva mancare un passaggio su quanto avvenuto mercoledì, con la lite tra Renato Brunetta e Laura Boldrini e le polemiche sull’invio della missiva alla Commissione europea. Per il titolare di via Nazionale, del resto, si è trattato solo di una tempesta in un bicchier d’acqua. 

Non la pensa così Brunetta, che rilancia la polemica, puntando sui contenuti della missiva di Padoan. “Nella lettera inviata ieri alla Commissione europea il ministro dell’Economia ha commesso almeno 3 errori”, ha detto il capogruppo alla Camera di Forza Italia. Che poi è entrato nel merito. Brunetta ricorda (ed è il primo errore) che il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione. era “già stato riconosciuto ‘fattore attenuante’ in sede di valutazione della conformità del bilancio dello Stato con i criteri di deficit e debito del Patto di Stabilità e Crescita lo scorso 18 marzo 2013″. Olli Rehn e Tajani, ha ricordato ancora, avevano “autorizzato il pagamento, tra il 2013 e il 2014, di 40 miliardi di debiti della P.a. da parte del governo Monti“. Se, ha sottolineato Brunetta, ai “23,5 miliardi di debiti effettivamente pagati alle imprese” si aggiungono i 13 del Def “siamo ancora ben al di sotto dell’obiettivo iniziale di 40 miliardi già autorizzati”. E quindi “non possono essere i 13 miliardi” a determinare “l’aumento del deficit strutturale nel 2015”.

Secondo errore, per Brunetta, è la mancanza nella lettera di “alcuna spiegazione dettagliata del piano di rientro”. “Alla luce del peggioramento dei saldi di finanza pubblica emerso dal Def e del rinvio di ogni valutazione su quest’ultimo da parte della Commissione europea al prossimo 2 giugno, come farà, il ministro Padoan, a giustificare il decreto che il governo italiano intende varare domani con riferimento al ‘bonus’ Irpef più volte annunciato dal presidente del Consiglio Renzi?” ha chiesto l’ex ministro berlusconiano. Terzo errore. Brunetta ha ricordato che la comunicazione alla Ue non è un “capriccio politico” ma una procedura prevista dalla legge 243/2012 e dalla normativa europea. Inoltre, Padoan aveva detto di aver spedito la lettera il 15 aprile mentre la data sulla missiva si è poi scoperto essere quella del 16. “Se per il ministro Padoan tutto questo è tempesta in un bicchiere d’acqua, lo beva tranquillamente. Da parte mia nessun inquinamento. La tempesta, e il ministro lo sa, è nei conti pubblici italiani” ha concluso Brunetta.

Alla fine, però, l’aula ha approvato a maggioranza assoluta due risoluzioni identiche, quella presentata dai capigruppo della maggioranza e una della Lega, accorpata alla prima dopo la riformulazione di Roberto Calderoli. C’è stato, quindi un voto unico sul dispositivo di entrambe risoluzioni, approvate a maggioranza assoluta come richiesto. I voti favorevoli sono stati 170, i contrari 87 con un astenuto. Stesso film alla Camera con 373 sì e 114 no. Approvata, quindi, la relazione del governo in cui si prevede lo scostamento dai target di bilancio programmati con uno slittamento del pareggio al 2016.

A seguire Palazzo Madama e Montecitorio hanno dato il via libera alla risoluzione sul Def 2014 presentato dal governo. Al Senato i voti favorevoli alla risoluzione presentata dai capogruppo di maggioranza sono stati 156, 92 quelli contrari e due gli astensioni, mentre alla Camera ci sono stati 348 si e 143 no. La risoluzione, tra le altre cose, chiede un impegno al governo per la riduzione strutturale del cuneo fiscale, una riforma del patto di stabilità, una soluzione definitiva per esodati e i cosiddetti ‘quota 96’ della scuola, intensificare l’azione di contrasto alla corruzione e all’evasione fiscale anche “potenziando le modalità di pagamento tracciabili e la fatturazione elettronica”.

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