Paul Krugman prende di nuovo di mira gli speculatori nel suo articolo di domenica scorsa sul New York Times (Tree expensive milliseconds) .

Critica infatti aspramente i lavori per scavare una piccola ma lunga galleria attraverso le Allegheny Mountains che ha il solo scopo di posare dei modernissimi cavi in fibra ottica utili soltanto a rendere il percorso dei dati tra la borsa di Chicago e quella di New York più rapido di tre millisecondi.

Per chi non ha mai sentito parlare di “flash trade” (contrattazioni lampo) o di “High Frequency Trading” (contrattazioni ad alta frequenza), il fatto di spendere qualche centinaio di milioni di dollari per guadagnare soltanto tre millesimi di secondo nel trasmettere informazioni via cavo tra New York e Chicago potrà sembrare la solita “americanata” di chi ha soldi da buttare e vuole arrivar primo ad ogni costo, ma per chi ha già una qualche idea sulle contrattazioni ad alta frequenza, sa già che non è una semplice bravata, ma è proprio un modo molto redditizio che i moderni speculatori usano per far soldi sicuri.

Naturalmente l’investimento non è solo quello di far arrivare i cavi per le connessioni ad alta frequenza, ma anche (e soprattutto) quello di disporre di super-computer capaci di operare a velocità … pazzesca. La velocità di questi computer si calcola in nanosecondi, ovvero miliardesimi di secondo.  Ma le informazioni che viaggiano da un posto all’altro sui cavi di collegamento sono molto più lente, ed è questo il motivo per cui diventa utile far arrivare al proprio computer una informazione di trading anche soltanto un millisecondo prima. Dentro ad un millisecondo ci stanno un milione di nanosecondi, e in quel tempo il computer può fare un sacco di cose. Per esempio può veder partire dallo Stock Exchange di Chicago, inviato alla borsa di Wall Street, un robusto ordine di acquisto di un titolo al prezzo di listino di quel momento. Battendolo in velocità (di 3 millisecondi!) si fa in tempo a sostituirsi temporaneamente a quel compratore acquistando quella quantità di titoli. L’acquisto farà salire automaticamente il prezzo di uno o più centesimi così che quando arriverà un millisecondo dopo l’ordine da Chicago, sarà proprio lo speculatore “flash” a vendergli quei titoli a prezzo leggermente maggiorato, facendoci un guadagno praticamente sicuro.

Ovviamente non è l’operatore al computer a fare l’operazione di trading, ma è lo stesso computer, grazie ad algoritmi appositamente studiati per trarre profitto dalla maggiore velocità di comunicazione del proprio computer e della propria linea di comunicazione.

Due settimane fa è uscito negli Stati Uniti un libro di Michael Lewis intitolato Flash Boys che racconta proprio le esperienze di un gruppetto di giovani esperti in questo tipo di operazioni che si oppongono in qualche misura a questo modo di speculare sulle operazioni di borsa, diventando così agli occhi della gente (i lettori) quasi degli eroi.

L’autore del libro, partecipando ad una trasmissione televisiva di presentazione del suo libro, sul canale Cbs, è arrivato persino a dichiarare che con il proliferare di queste operazioni il mercato americano ormai non è più libero ma è “rigged”, manipolato, condizionato (vedasi anche il mio articolo “Flash Boys strapazza in un lampo tutta Wall Street” ).

Qualcosa di simile, ma per una distanza cento volte maggiore, è in fase di realizzazione anche tra la borsa di New York e quella di Londra. In questo caso i cavi speciali in fibre ottiche non devono attraversare montagne, ma l’oceano, e vengono perciò depositati sul fondo dell’oceano Atlantico. Questi speciali cavi consentiranno di trasportare le informazioni da un continente all’altro in un tempo inferiore ai 60 millisecondi. Il progetto dovrebbe essere vicino alla conclusione, inizialmente prevista entro il 2013 (vedasi “La super-speculazione correrà presto su cavi avveniristici” ).

Michael Lewis non è però l’unico a criticare questa troppa libertà lasciata alle trattazioni di borsa. Ha perfettamente ragione a dire che in questo modo il mercato è ostaggio dei computer. Infatti nelle operazioni di High Frequency Trading il computer non fa nessuna valutazione finanziaria di merito sul titolo trattato, fa solo uno scatto “lampo” per precedere gli altri operatori e condizionare così le trattazioni.

Krugman dice nel suo articolo: “Il nostro smisurato settore finanziario non ci rende più sicuri o più produttivi, cosa fa? Una risposta è che riduce i piccoli investitori a far la parte dei fessi sprecando vaste somme nell’inutile tentativo di battere il mercato. Un’altra risposta è che usa immense risorse in attività speculative che sono privatamente profittabili, ma socialmente improduttive”.

Quindi non illudiamoci di risolvere il problema mettendo dei limiti all’high frequency trading (come sembra voglia fare l’Europa, mettendo un intervallo minimo di mezzo secondo tra un’operazione e l’altra), è tutto il settore finanziario che ormai non risponde più alla logica del mercato. Questo non è più mercato, è casino.

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