Qualche giorno fa sul suo blog Beppe Grillo ha postato un articolo al vetriolo contro la decisione del Pd di candidare cinque donne come capolista alle elezioni europee dal titolo “Quattro veline e un gabibbo” dove le veline sarebbero quattro delle cinque candidate e il gabibbo, ca va sans dire, Matteo Renzi. Il tutto corredato da un fotomontaggio dove le quattro deputate Pina Picierno, Alessandra Moretti, Alessia Mosca e Simona Bonafè sono ritratte con costumi da soubrette mentre il premier veste i panni della mascotte di Striscia la Notizia
Grillo, che ha risparmiato la quinta candidata ovvero Caterina Chinnici figlia del giudice ucciso dalla mafia nel 1983 Rocco Chinnici, reputa la scelta “rosa” di candidare solo donne come una spudorata operazione di marketing degna della migliore tradizione berlusconiana e tuona :”Essere donna di per sé non è un valore. Essere una donna incensurata, al di fuori delle logiche di partito, non paracadutata in Parlamento per volere di un segretario di partito a 20.000 euro al mese e senza aver vissuto di politica da sempre : questo è un valore”. 
Mi sento di dare ragione a Grillo per questa affermazione e ancor di più quando sottolinea: “chi occupa una carica elettiva non dovrebbe concorrere per un’altra fino alla scadenza del mandato, come fanno gli eletti del Movimento 5 Stelle”, ma sono in totale disaccordo con lui circa l’uso del termine “velina” perché ogniqualvolta si lascia andare a considerazioni sessiste svuota i suoi messaggi di quell’energia e di quel vigore rivoluzionario che ne fanno il leader del secondo partito italiano.
Naturalmente è solo il mio modestissimo parere ma non credo di essere l’unica a pensarla in questo modo. Ho provato disagio e imbarazzo anche quando Grillo ha pesantemente attaccato per l’ennesima volta la presidente della Camera Laura Boldrini non tanto perché si tratta della terza carica dello Stato (il dissenso è lecito anche nei confronti delle alte cariche dello Stato e meno male!) ma perché l’ha esposta ad una valanga di insulti volgari, offensivi e in alcuni casi violenti conseguenti ad un post che lui stesso aveva pubblicato sul suo blog dove chiedeva: “Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?”. La mancanza di moderazione del blog durante le ore notturne ha fatto si che alcuni utenti si siano scatenati nei peggiori insulti, tipo “L’ammazzerei di botte” oppure “la porterei in mezzo a un gruppo di africani”, invettive e incitamenti alla violenza che sono stati in seguito rimossi dallo staff comunicazione del Movimento 5 Stelle.
Un altra caduta di stile è avvenuta qualche tempo fa quando Grillo, per condannare il comportamento della consigliera comunale Federica Salsi, rea di aver partecipato alla trasmissione “Ballarò”, tirò in ballo l’orgasmo che procura la partecipazione ai tanto vituperati talk show e, particolare inequivocabilmente riferito a una donna, il cosiddetto punto G. Anche in questo caso, nulla da eccepire al fatto che Grillo avesse dettato ai suoi regole molto chiare circa la partecipazione ai programmi televisivi ma molti dubbi sull’opportunità e sull’efficacia di un atteggiamento inutilmente misogino.
Credo sinceramente che prese di posizione come questa non siano un valore aggiunto all’intelligenza e alla grande forza comunicativa di Grillo che non ha certo bisogno di simili stratagemmi per sfidare e aspirare a vincere “l’armata Brancaleone” come lui stesso ha definito i candidati e le candidate del Pd alle prossime elezioni europee. 
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