“Le banche dicono che per colpa di questa tassazione toglieranno il credito alle famiglie e alle imprese? Noi non ci stiamo, è un ricatto che non accettiamo”.  Il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Graziano Delrio, respinge così gli attacchi della lobby delle banche, l’Abi, all’ultima manovra del governo che intende raddoppiare retroattivamente la tassazione dei guadagni degli istituti sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia. “Le banche hanno ricevuto mille miliardi dalla Bce e non hanno trasferito alle famiglie quasi nulla di quei soldi”, ha aggiunto davanti alle telecamere di Porta a Porta. Secondo Delrio, quindi, nonostante l’intervento previsto dal governo, “le banche hanno tutta la capacità, la possibilità, di cominciare ad erogare più credito alle famiglie. È ora di cominciare”.

In giornata l’Associazione delle banche italiane aveva mandato a dire al Parlamento che la strada scelta dal governo Renzi per coprire il taglio dell’Irpef potrebbe comportare una nuova stretta del credito da 1 miliardo di euro. La quantificazione è stata fatta dal direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini che, ascoltato in audizione sul Def alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha ammesso la possibilità di un nuovo credit crunchUna prospettiva paventata solo pochi giorni fa anche dal governatore di Via Nazionale, Ignazio Viscoche però il governo respinge senza esclusione di colpi.

In generale, poi, Sabatini ha bocciato la misura perché aumenterebbe la percezione di un fisco “incerto e ondivago” che “scoraggia gli investimenti esteri proprio in un momento in cui le banche vedono un ritorno di interesse nei loro confronti”. Si tratterebbe inoltre di un intervento “illogico” che creerebbe una “disparità di trattamento tra le banche e le assicurazioni e le altre imprese”. Non solo. “Proprio perché non si motiva se non per altro che per esigenze di cassa, potrebbe inoltre far riemergere” dubbi da parte dell’Unione europea, perché potrebbe apparire come “un aggiramento del divieto delle banche centrali di finanziare il Tesoro”, ha concluso senza ricordare che l’Ue si deve ancora esprimere su tutta l’operazione Bankitalia.

Ma le critiche del mondo bancario non si fermano al prelievo sulle quote. Di rischi l’Abi ne vede anche nell’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie utilizzato in questo caso per coprire il taglio dell’Irap e che potrebbe creare discriminazioni eccessive con il risparmio pubblico e con quello postale e scoraggiare allo stesso tempo l’interesse dei capitali esteri verso il nostro paese. Il rialzo delle rendite finanziarie non piace nemmeno a Confindustria che però, guardando alle strategie del governo, insiste soprattutto sul taglio dell’Irap, giudicato non abbastanza coraggioso. In un’impostazione sostanzialmente positiva, “ciò che non è condivisibile – secondo il direttore generale Marcella Panucci – è la scelta di “concentrare larga parte delle risorse sulla riduzione dell’Irpef per i lavoratori dipendenti a basso reddito e di destinare solo una parte limitata di risorse alla riduzione dell’Irap”.

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