Non solo conferenze tecniche e workshop: per l’edizione 2014, Codemotion, la conferenza dedicata alla tecnologia e ai linguaggi di programmazione, si è rinnovata. Sono infatti diverse le novità che le fondatrici della manifestazione – Chiara Russo e Mara Mazzocchi – hanno deciso di introdurre, dedicando ampio spazio alle imprese digitali, al mondo del lavoro, agli artigiani dell’era digitale, e all’Internet of things, le tecnologie che permettono di connettere oggetti fisici. L’evento, che si è svolto ieri e oggi presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Roma Tre, ha visto la partecipazione di migliaia di professionisti e appassionati, e ha ospitato come sempre speaker arrivati da ogni parte del mondo per discutere e approfondire le ultime tendenze del mondo hi-tech.

I riflettori di Codemotion quest’anno sono stati dunque puntati sui programmatori in cerca di lavoro e sulle startup, un settore che anche grazie al Decreto Sviluppo 2.0 – che prevede agevolazioni fiscali che variano tra il 20% e il 25% per le imprese innovative – è sempre più vivace. All’interno di “StartupinAction” 13 startup selezionate e in cerca di personale hanno raccolto centinaia di curricula. L’iniziativa, realizzata con il corso interuniversitario InnovactionLab, conferma come l’informatica, in controtendenza rispetto agli altri settori, continui a produrre occupazione. Un trend, questo, che secondo un documento della Commissione Europea produrrà 400.000 posti vacanti nell’information technology. Anche aziende del calibro di Microsoft, Oracle, Amazon, IBM, Pay Pal e Google, che sono tra gli sponsor della manifestazione, hanno dato l’opportunità di proporre offerte di lavoro.

In secondo luogo, un’attenzione particolare è stata rivolta al mondo dei maker. Mentre negli ultimi dieci anni, attraverso videogame, mondi virtuali, e social network, si è cercato di rendere digitale la realtà, nel prossimo decennio si andrà nella direzione opposta: i bit e i files diventeranno oggetti fisici. E proprio per questo motivo, Codemotion, già partner della Maker Faire, ha deciso di puntare sull’artigianato digitale allestendo, in collaborazione con alcuni laboratori italiani, un’area dove tutti hanno potuto sperimentare potenzialità delle stampanti 3D stampando gadget personalizzati.

Gli altri temi caldi della conferenza sono stati il gaming, i Big Data, i cloud, e l’universo mobile. Tra i talk particolarmente interessanti, inoltre, sono da segnalare quelli tenuti da Alain Regnier, innovatore francese che ha presentato le funzionalità dei Google Glass, da Brenda Jin, sviluppatrice che ha parlato dei rapporti e delle interazioni fra l’uomo e i computer ricordandoci che soltanto noi possiamo decidere come utilizzare la tecnologia, e da Hoang Huynh, designer freelance, che ha spiegato la necessità di un design capace di definire l’errore umano e volto alla creazione di interfacce che possano prevenirlo.

Era il 2006 quando Mara Mazzocchi, psicologa che per passione si dilettava con i linguaggi di programmazione, organizzava per la prima volta il Javaday, una conferenza tecnica dedicato al linguaggio Java. Dopo tre edizioni la manifestazione si era ampliata in maniera esponenziale tanto da non permettere alla sua fondatrice di gestirla da sola. E così stava per mollare tutto quando per una pura coincidenza in un aula dell’Università di Roma Tre incontra Chiara Russo, ingegnere informatico per un’azienda tecnologica italiana e appassionata di comunicazione, che decide di cogliere al volo l’occasione: aiutando Marta avrebbe potuto finalmente realizzare il sogno di organizzare un evento. Col passare del tempo il Javaday si trasforma in una conferenza aperta a tutte le tecnologie, e la passione diventa un lavoro. Mara e Chiara fondano una startup nel gennaio del 2013, e nel giro di pochi mesi fanno miracoli: danno vita a un network di 30.000 sviluppatori, organizzano corsi di formazione per professionisti, appassionati e bambini, da Roma esportano Codemotion a Berlino, Madrid, e dal prossimo settembre a Tel Aviv

Twitter: @danielerubatti

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