Caro On. Renato Brunetta,
Considero la coerenza un valore, anche e soprattutto per un politico. E le do atto di essere coerente nel suo legame con Berlusconi: non l’ha mollato, come altri, per una poltrona quando è decaduto in disgrazia e ancora adesso è al suo fianco, a tuonare in sua difesa e a lanciare ultimatum a Renzi. Riconoscimento dovuto – e sincero – a parte, ci sono però due cose che non mi tornano. E su cui vorrei che a essere sincero fosse lei.

La prima necessita di un passo indietro. 7 dicembre 2012: il segretario del Pdl Alfano annuncia che “l’esperienza del governo Monti è conclusa” perché il paese sta peggio. Il giorno prima il Consiglio dei ministri aveva approvato il decreto legislativo sull’incandidabilità. 26 novembre 2013: tocca a lei e all’altro capogruppo Romani comunicare l’uscita di Forza Italia dal governo Letta, perché “la legge di Stabilità è sbagliata”, “non sono state accolte le richieste su casa, Iva…”. Il giorno dopo si voterà la decadenza di Berlusconi da senatore.
Siamo all’oggi: “Riforma elettorale prima di Pasqua. Altrimenti casca l’accordo con Berlusconi e con Fi”, intima a Renzi, a tre giorni dalla decisione del Tribunale di Sorveglianza sull’affidamento ai servizi sociali.

Caro Brunetta, lei non ha certo peli sulla lingua (e da come si offende per le vignette di Vauro lo si capisce bene) e allora perché non dice chiaramente agli italiani le vere ragioni per cui, di volta in volta, stringete o rompete (o minacciate di rompere) patti con un governo? Perché tirare fuori il bene del paese, quando ciò che conta è un salvacondotto/agibilità per Berlusconi?

La seconda cosa che non capisco è il suo accanimento nei confronti di Renzi. Ha fatto ministro la Guidi che anche voi avreste candidato; ha approvato alla Camera il vostro Italicum, senza preferenze, parità di genere, primarie per legge, né conflitto d’interessi; sul Senato e il resto delle riforme costituzionali vorrebbe fare quello che sognate da anni; ha reso più flessibili (leggi: precari) i contratti a termine e si prepara a toccare ancora l’articolo 18 senza un’ora di sciopero… insomma, intende realizzare la vostra rivoluzione liberale, e a lei non va bene? Come direbbe Guzzanti-Rutelli, vi sta portando l’acqua con le orecchie, e lei gli dà dello “sbruffone” e della “bolla di sapone”?

Azzardo delle ipotesi: 1) il suo è semplice e umano fastidio perché vi sta rubando programma ed elettori; 2) un gioco delle parti: stare dentro e stare fuori. In fondo, se non fosse per lei, come capiremmo che siete all’opposizione? Un gioco delle parti che, con le Europee così vicine, si radicalizza: lei poliziotto cattivo che batte il pugno sul tavolo mentre Berlusconi abbozza (no, “poliziotto buono” non lo posso definire), per ottenere ciò che volete (vedi sopra) e rivitalizzare il vostro elettorato, e la Boschi – e Renzi – che fanno altrettanto: “avanti anche senza Fi” dicono, per far credere al loro elettorato che in fondo sono di sinistra (il “filoberlusconismo ossessivo”, copyright Romani, danneggia voi, ma anche loro). Poi, dopo le elezioni, amici come prima.

Caro Brunetta, non è che il vero “abbraccio mortale” è sì il vostro, ma per stritolare Grillo?

Un cordiale saluto.

Il Fatto Quotidiano, 10 Aprile 2014

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