Nel Paese dove scoppiò il morbo della mucca pazza, con decine di migliaia di animali infettati, un nuovo allarme coinvolge il comparto alimentare, dopo la diffusione delle statistiche sulle malattie causate da un’alimentazione a base di carne. I sindacati e le associazioni di consumatori – compresa la Beuc, quella europea – avvertono: “Le nuove regole che stanno per essere approvate a Bruxelles danneggeranno le famiglie di questo Paese”. Sotto accusa, appunto, la proposta proveniente dalla Commissione europea, che vuole snellire l’attuale legislazione sui controlli della qualità della carne, portando le norme da circa 70 a cinque o sei. A essere contestata in Gran Bretagna, soprattutto, è la regola che darebbe maggiori poteri di verifica e controllo alle aziende alimentari, riducendo di gran lunga il ruolo delle autorità sanitarie. Il sindacato Unison, uno dei più importanti nel Regno Unito, dà la colpa anche al governo guidato da David Cameron, accusato di “fare lobby” a Bruxelles per snellire le procedure e, quindi, renderle più economiche per le aziende.

Ogni anno, fra Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord, milioni di carcasse di animali vengono ritirate dal mercato. Negli ultimi due anni, nei maiali sono state registrate 560mila infezioni da larve. Oltre tre milioni di polli (su un totale comunque di oltre un miliardo macellati) sono stati esclusi dalla catena alimentare per contaminazione da feci, in tre milioni di animali è stata riscontrata la polmonite, mentre 28mila carcasse bovine sono state eliminate a causa della tubercolosi. Il tutto in un Paese, appunto, dove l’eco dell’encefalopatia spongiforme bovina (Bse o morbo della mucca pazza) è ancora forte, dopo il danno economico miliardario degli anni Ottanta e Novanta. E lo “scandalo” della carne di cavallo immessa in un mercato che considera l’equino come un animale da compagnia, scoppiato l’anno scorso, ha reso l’opinione pubblica molto più sensibile sul tema.

La Food standards agency (Fsa), l’agenzia che controlla la qualità del cibo prodotto e venduto ai britannici, comunque ha cercato di ridimensionare le polemiche, dicendo che “molti dei parassiti che vengono riscontrati non sono comunque pericolosi quando la carne è cotta”. Ma non farà di certo piacere ai sudditi di sua maestà sapere che rischiano veramente di trovare di tutto sulle loro tavole. Ora, appunto, in un movimento di opionione pubblica che odora di euroscetticismo, come molte cose qui a Londra, anche l’attacco all’Unione europea, colpevole secondo molti nel Regno Unito di voler privilegiare gli affari rispetto alla salute dei cittadini. Le aziende, del resto, non sembrerebbero in grado di autoregolarsi, come anche la vicenda della carne equina ha dimostrato. In Gran Bretagna la più comune causa di infezioni da cibo è il campylobacter, riscontrabile nei polli contaminati da feci. Ogni anno nel Paese si registrano 460mila casi, 22mila persone finiscono in ospedale e circa 110 persone muoiono per questo batterio, che tuttavia può essere eliminato tramite un’adeguata cottura. Ora, appunto, si teme che ulteriori tragedie umane possano essere causate dall’industria alimentare nel nome della modernizzazione. E, soprattutto, nel nome del business.

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