Al Vinitaly di Verona la Coldiretti porta alla ribalta l’ultimo caso di imitazione enogastronomica a danno del made in Italia, “Italian Secco”. Un vino prodotto in Argentina da proprietari russi che lo vendono con un nome che sembra in tutto e per tutto italiano. Il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ha approfittato della importante vetrina della fiera del vino in corso a Verona, per denunciare l’ultimo caso di italian sounding, ovvero, come si legge sul sito della Direzione Generale lotta alla contraffazione: “L’utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l’Italia per promozionare e commercializzare prodotti affatto riconducibili al nostro Paese”. Si chiama “Italian secco”, è prodotto da Gancia, storico marchio italiano che dal 2011 è passato alla Russkij Standard di Roustam Tariko. Il nome richiama chiaramente il nostro prosecco e sulla bottiglia si legge la scritta in italiano “spumante secco”, ma girando la bottiglia, molto in piccolo, viene indicato il paese di produzione: Argentina. Il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo spiega “siamo di fronte nel settore del vino ad un caso di italian sounding che colpisce pesantemente un settore di punta del made in Italy agroalimentare” e sottolinea “l’esigenza di una riflessione sulla politica di sviluppo agroalimentare del nostro paese per difendere l’identità del patrimonio agroalimentare nazionale”  di Alessandro Madron

Il comunicato della F.lli Gancia & C. spa

Alla protesta si è unita anche la La F.lli Gancia & C. SpA, che ha precisato che la Cepas Argentinas “è società del tutto estranea al Gruppo Gancia – Russian Standard, ed anzi ad essa concorrente”, Gancia ha anche sottolineato che “condivide integralmente la battaglia portata avanti da Coldiretti in favore della territorialità e della corretta etichettatura dei prodotti. Appare irrinunciabile che i consumatori possano essere posti nelle condizioni di distinguere ciò che costituisce espressione di una produzione tradizionale dei territori punendo tutte le evocazioni, mediante simboli o marchi che richiamino l’Italia o i suoi prodotti tipici, di un’inesistente origine italiana”.

 

 

 

Articolo Precedente

Il Papa riforma lo Ior, ma non lo chiude: “Darà ancora servizi finanziari a Chiesa”

next
Articolo Successivo

Genova, “una via per Peppino Impastato”. No da dirigente di Rifondazione

next