La riforma del Senato votata a larga maggioranza? Potrebbe già essere un obiettivo archiviato. Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi a L’intervista su Skytg24 è certa di avere i numeri a Palazzo Madama, anche senza Forza Italia. E spiega che le relative “preoccupazioni” sollevate dal presidente del Senato Pietro Grasso “non sono fondate”. Il motivo: “Calcoli alla mano – dice – PdNcdScPi e autonomie sono in grado di approvare la riforma” costituzionale, anche senza il sostegno di Berlusconi. Le parole di Boschi arrivano all’indomani dell’intervento dell’ex Cavaliere, che sabato ha spiegato di non volere votare “riforme scritte dal terzo governo non scelto dagli italiani solo per consentire ai partiti di governo di mettersi una medaglia prima delle Europee“. Il leader Fi, quindi, di fatto smentisce quanto dichiarato dal suo segretario politico Giovanni Toti, che aveva assicurato (forse per mettere una pezza all’imbarazzante fuorionda trapelato in mattinata) di non temere per la tenuta delle riforme: “Siamo preoccupati dell’abbraccio con Renzi perché siamo preoccupati della qualità delle riforme, ma questo non vuol dire che faremo saltare il tavolo“. 

I numeri a cui si riferisce il ministro sono questi: 107 senatori del Pd, 31 di Ncd, 7 di Scelta civica e 12 di “Per l’Italia”. A loro si aggiungono 10 parlamentari delle Autonomie, 4 ex M5S, 3 senatori di Gal. In tutto 174, numero che supera la soglia per la maggioranza assoluta al Senato (158) e che consente di fatto alla legge di essere approvata. Ma visto che il via libera non avverrebbe a maggioranza qualificata di 2/3 dei membri del Senato, si aprirebbe la strada per il referendum costituzionale. Boschi, però, aggiunge: “Scommetto sulla tenuta dell’accordo con Forza Italia, ne sono convinta e anche le parole di Berlusconi di ieri sera vanno in questa direzione, che l’accordo tenga”. Il ministro Maria Elena Boschi a L’intervista su Skytg24 ribadisce l’intenzione del governo di procedere sul piano di riforme e non pensa “a un piano B in caso di fallimento”. 

“I problemi interni a Forza Italia, nei quali non entro – ha proseguito – devono risolverli nel loro partito: io so che il leader di FI si è impegnato mesi fa in un accordo che prevedeva le linee guida” alla base del ddl del governo. “Tra l’altro – osserva – nei due mesi” trascorsi dal patto del Nazareno, quello in cui Renzi e Berlusconi hanno trovato l’intesa sull’Italicum, “è continuato il confronto e il governo ha messo online la proposta venti giorni fa per sottoporla a dibattito pubblico e FI non ha mai detto che non era condivisa”. Boschi, inoltre, sottolinea ancora una volta che non c’è nessun margine trattativa su punti principali “perché fanno parte dell’accordo iniziale tra i partiti e occorrerebbe rimettere in discussione l’intero impianto delle riforme e della legge elettorale: non credo sia interesse di nessun partito di farlo”.

Ricorda anche l’opposizione alle riforme da parte di “una minoranza i professori” che manifestano la loro contrarietà “ogni volta che si propone un cambiamento”. Il ministro si riferisce in particolare all’appello di Libertà e Giustizia – sottoscritto da Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Salvatore Settis, Elisabetta Rubini e altri – secondo cui le riforme proposte dal governo Renzi sono un tentativo di stravolgere la Costituzione. Tuttavia, osserva, “ci sono molti illustri costituzionalisti con cui mi sono confrontata che sostengono questa riforma e la accolgono”. Inoltre precisa che il Partito democratico “sarà sicuramente compatto al momento del voto perché la linea del partito è già stata decisa” dagli elettori alle primarie e dalla direzione. Una posizione confermata anche dal premier Renzi, in un’intervista al Quotidiano Nazionale. “Continueremo a confrontarci”, aggiunge. Ma sull’impianto della riforma “il Pd ha già deciso”: “credo – sottolinea il ministro – che avere un Senato che rappresenti le regioni, i comuni e porti gli interessi dei territori sia importante”.

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