Caro sindaco  Ignazio Marino,  cari ciclisti tutti,

il giorno 2 aprile 2014 c’è stata la partita tra la Roma e il Parma. Premetto che sono tifoso anche io e che sono sempre felice di partecipare ai sentimenti che trasmettono le nostre squadre del cuore, qualunque esse siano, ma quello che vi sto per raccontare sono convinto che non abbia nulla a che fare con lo spirito sportivo che è in noi.

Mi ritengo un uomo fortunato perché per andare al lavoro devo percorrere non più di 4,50 km e abitando vicino a una pista ciclabile ho scelto, come da un po’ di tempo fa un numero sempre maggiore di persone, di andare in ufficio in bicicletta. Percorro la pista ciclabile a partire da ponte Milvio, costeggiando il Tevere verso il foro italico e successivamente fino ad arrivare a Lungotevere della Vittoria, dove salgo da via Capoprati, e al semaforo percorro la pista su viale Angelico, fino a viale Mazzini, dove giro per andare al lavoro.

Bene: inutile dire che ogni giorno c’è sempre qualcosa di nuovo e di impensabile che si muove sulla pista ciclabile, che non assomiglia assolutamente ad una bicicletta. Primo fra tutti la signora che passeggia tranquillamente parlando al telefono, come fosse sul marciapiede, che peraltro è lì al suo fianco, e si innervosisce se per caso le passi ad un centimetro dal braccio dopo averla disturbata con due o tre tintinnii di campanello, per finire con il signore il cui cane, al guinzaglio, sta tranquillamente defecando al lato sinistro della pista mentre lui è intento a leggere il giornale sul lato destro con, ovviamente, in mezzo il guinzaglio: in questo caso dove passo, sotto o sopra?

Non parliamo poi della mamma o del papà, con il carrozzino dove c’è il figlio più piccolo, che tiene con la mano sinistra il più grande, mentre il bambino medio è dietro di lui, nascosto, in agguato, pronto ad uscire fuori e passare sull’altra corsia proprio nel preciso momento in cui arriva il ciclista…… per fortuna freni sono buoni e ci consentono di risparmiare questi poveri bambini innocenti.

Non dimentichiamoci poi alcuni che fanno jogging, footing o si allenano facendo esercizi da fermi come se come fossero in palestra. Tutti loro sono tollerati perché il diritto al fondo elastico (quel che resta) della pista ciclabile se lo sono guadagnato, in fondo faticano più di noi. Devo dire quasi tutti sono educati e ci si capisce alla perfezione, ma capitano quelli che occasionalmente decidono in gruppo di andare a correre e chiacchierano fra di loro come fossero al bar e non conta niente altro. Ma se dobbiamo passare, per cortesia, riuscite a muovervi un pelino?

Vorrei far notare a tutti che quella dove passano le biciclette si chiama pista ciclabile, e ci sarà pure un motivo.  Non è un marciapiede e non è una corsia stradale.

A molti che incontro sulla pista ciclabile a passeggiare come se niente fosse chiedo perché non provano a fare la stessa cosa su una corsia stradale. Forse perché il rischio per il pedone è molto elevato, mente sulla pista l’incontro tra pedone e bici di solito, se il pedone non è svelto a muoversi e succede che questo resta immobile perché stupito dalla presenza (guarda un po’!) di una bici sul suo percorso preferito, la bici per evitarlo (perché abbiamo anche noi una coscienza…in fondo) fa i salti mortali e si schianta sulle transenne, scivola e si spalma sul marciapiede a fianco, oppure si ribalta con tutta la bici sulla schiena.

Risultato: il pedone intonso e il ciclista tumefatto, stirato, rotto o altro. Ho ogni tanto un dolore che riaffiora e mi ricorda alcuni di questi brevi ma intensi incontri.

Bene, questi sono piccoli dettagli che vissuti ogni giorno fanno ormai parte dei rischi del ciclista. La cosa importante è che ciascuno di noi ricordi, sempre in modo educato, a chi sbadatamente si sia trovato sulla pista ciclabile, che per camminare c’è il marciapiede e anche questo, se si chiama così, ci sarà pure un motivo.

Ma non era solo e soprattutto di questo che volevo parlare.

Come dicevo all’inizio, c’era la Roma che giocava allo Stadio Olimpico e, come al solito, le poche regole del parcheggio, peraltro già ignorate tutti giorni, spariscono d’incanto.

Quindi: auto parcheggiate in doppia e tripla fila sulle strade, marciapiedi pieni di scooter sia spenti che accesi con centauri in sella, traffico incontrollabile e incontrollato, pedoni e ciclisti potenziali vittime innocenti.

Si, perché sulla pista ciclabile, da Ponte Milvio fino al Ponte della Musica ed oltre, passando sotto al ponte Duca D’Aosta, le auto accedono dai due varchi di Ponte Milvio e del Lungotevere della Vittoria per transitare parcheggiare selvaggiamente su via Capoprati (che non mi risulta essere una via aperta al traffico, se non per l’ultimo tratto dove c’è il ristorane Cuccurucù).

Ora, diciamo che se la pista ciclabile fosse separata dalla viabilità, potrebbe anche andare bene, ma così com’è oggi, succede che, siccome sulla parte libera della via parcheggiano le auto, chi deve cercare parcheggio percorre con l’auto la pista ciclabile come fosse una corsia stradale, e non solo non lascia passare i malcapitati ciclisti, ma procede verso di loro a velocità sostenuta, stupiti che qualcuno ostacoli il percorso verso l’agognato parcheggio, situato il più vicino possibile allo Stadio, secondo loro lecito ed immutevole.

Ora, la civiltà delle persone si vede anche e soprattutto in questi momenti e devo dire che il due aprile scorso ne ho vista ben poca. Ma la civiltà va portata e ricordata al popolo anche dalle autorità: il popolo va educato. Bene, dove sono i vigili che dovrebbero chiudere l’accesso a questa, diciamo “viabilità ecologica”? Perché non si chiudono i due unici varchi a questa area, anche semplicemente mettendo un vigile per parte? Fino a poco tempo fa si faceva, perché ora non si fa più? Stiamo continuando a favorire l’utilizzo improprio e primitivo dell’auto, malgrado pubblicizziamo l’utilizzo della bicicletta e pubblichiamo molteplici mappe su siti che vorrebbero favorire questo tipo di mobilità. Ci crediamo veramente o facciamo solo propaganda politica? Io ci credo, come immagino ci credano tutti quelli che incontro sul mio percorso e che anche se non incontro, so che ci sono.

Lei, sindaco Ignazio Marino, che come molti di noi va in bicicletta al lavoro e sta dando il buon esempio, ci crede, vero?

Ho documentato la situazione di ieri con alcune fotografie ed ho, per ora, una unica richiesta e speranza: che si chiudano nuovamente gli accessi alle auto sulla pista ciclabile di via Capoprati.

Cerchiamo di fare piste ciclabili dove possano passare solo le biciclette, di ridurre il rischio incidenti e  ricordiamoci che tutti noi, che andiamo in bicicletta, stiamo dando il buon esempio per avere una città più pulita e più vivibile.

Un caro saluto

Piero Conti – ciclista, per dovere e per passione.

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