L’uscita dal governo non cambia la posizione dell’ex ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, sulla discussa rivalutazione delle quote di Bankitalia. Al contrario, l’ex direttore generale della Banca Centrale getta abbondante acqua sul fuoco perfino sull’approfondimento che la Commissione Ue ha avviato sull’operazione e sull’ipotesi che nasconda aiuti di Stato alle banche azioniste. “Credo che sia una formalità quasi rituale per tutte le attività che possono dare adito all’ipotesi di aiuti di Stato. La Commissione deve chiedere queste informazioni”, dice al fattoquotidiano.it. Eppure la lettera inviata a fine febbraio al Tesoro dal commissario Joaquin Almunia lasciava presagire l’avvio di un esame approfondito più che dell’esecuzione di un atto dovuto. Per Saccomanni, in ogni caso, la rivalutazione che ha portato ricchi guadagni nei conti delle banche azioniste, Intesa e Unicredit in testa, “è stata fatta nella misura relativa ai profitti accumulati che erano comunque di pertinenza delle banche ed erano stati trattenuti dalla Banca d’Italia per rafforzare la sua base di capitale”. Infine la spinosa questione della possibilità che è stata data agli istituti di vendere direttamente a Bankitalia le quote sopra il nuovo tetto proprietario. “Solo un grande fraintendimento”, taglia corto Saccomanni: “E’ una facoltà data alla Banca d’Italia di fare da intermediario per poi rivendere. Tutto il can can è totalmente fuori luogo”. Ma se non compra nessuno? “Compreranno perché è un titolo sicuro e c’è ampio appetito. E se proprio non comprano se le terrà la Banca d’Italia, si riduce il capitale e non vengono pagati dividendi a nessuno”. Tanto le banche avranno già incassato  di Gaia Scacciavillani e Franz Baraggino

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