“Ti ho telefonato per un’opera buona, ti chiedo scusa è la prima volta che mi permetto di chiederti una cosa … dovresti ricevere il nostro senatore Alfredo Messina che già conosce e parla bene di Ponzellini. Messina ha una cosa da chiederti come banchiere una cosa piccola, piccola, piccola…”. E’ il 26 ottobre 2009, a parlare al telefono con l’allora presidente della Banca Popolare di Milano, Massimo Ponzellini, è Silvio BerlusconiIl brogliaccio dell’intercettazione è riportato in un’informativa del settembre 2011 della Guardia di Finanza depositata tra gli atti dell’indagine della Procura di Milano per la quale Ponzellini ora rischia il processo con altre 16 persone.

Si trova alla voce Pratica nell’interesse di Silvio Berlusconi che campeggia nel capitolo del documento intitolato Altre operazioni di credito. Dove si legge anche che l’allora presidente di Bpm spiega all’ex premier “che Messina poteva anche chiamarlo direttamente, ma Berlusconi sostiene che la colpa è sua perché quando Messina gli ha detto… c’è questa esigenza, ho pensato che si potrebbe fare… io ho detto: beh, allora lo chiediamo a Massimo e ti ho telefonato…”. Il giorno dopo Messina chiama Ponzellini e prendono accordi per un appuntamento con il senatore che spiega che “non si tratta del caso di cui ti ho interessato l’altra volta… ci mancherebbe… (…) il mio amico è fallito… questo è invece un caso che riguarda il Cavaliere e quindi mi ha pregato di contattarti nella speranza che tu possa fare qualcosa ecco… si vedranno giovedì a mezzogiorno in banca a Milano”. Sempre quel giorno l’ex presidente del Consiglio chiama Ponzellini e “lo ringrazia molto”.

Poi le altre pratiche della lunga serie di raccomandazioni indirizzate all’ex banchiere e presidente di Impregilo da parte di politici che oltre a Berlusconi includono il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà (Pratica Matteo Cabassi), ma soprattutto Gianni Letta (Pratica Fratelli Vernazza e Alma Ventura) e , “che hanno rappresentato” a Ponzellini “interessi personali o di imprese amiche, bisognose di una sponda finanziaria”.  In particolare l’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, in una conversazione del 18 settembre 2009, al telefono con Ponzellini “riferisce che la cassa di Risparmio di Lucca (che pensava facesse parte di Bpm e non del Banco Popolare) assiste un’impresa di Massa Carrara, Impresa Fratelli Vernazza e Alma Ventura, imprese – sono le parole testuali scritte nel rapporto – di estrazione marmo molto serie e che lavorano molto, che hanno in piedi una pratica nuova con la banca, ma non riescono a trovare credito. Letta – si legge ancora – chiede uno sforzo a Ponzellini, il quale dice che lunedì passerà dalla segretaria di Letta per lasciare una busta per Berlusconi. In quell’occasione chiede di ritirare un appunto sulle predette imprese e le chiamerà martedì stesso”.

Non solo. Il rapporto tra l’ex presidente di Bpm e Gianni Letta “è apparso solido e duraturo, nonché talmente confidenziale da permettere” all’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, “senza particolari filtri, di raccomandare al banchiere persone o aziende in cerca di finanziamenti (…). Ma nel caso di Marco Bianchi Milella sono state estese al fine” da far ricoprire al figlio di primo letto di Maria Angiolillo – sotto inchiesta a Campobasso per scomparsa del tesoro di Renato Angiolillo, fondatore del quotidiano Il Tempo – ulteriori incarichi come consigliere di amministrazione o altro per agevolarlo dal punto di vista economico”. 

Dall’analisi di una serie di intercettazioni sull’utenza dell’ex banchiere nel periodo che va dal 1 settembre al 31 ottobre 2009 spunta anche un episodio definito “singolare” dalle Fiamme Gialle in cui Ponzellini si sarebbe interessato presso alcuni politici “in particolare Gianni Letta, affinché intervenissero verosimilmente su Giancarlo Giannini“, l’allora presidente della vigilanza sulle assicurazioni (Isvap)  ora indagato in una delle tranche dell’indagine milanese sul collasso del gruppo Ligresti, autore di un’azione ispettiva definita “testarda” su Ina Assitalia“. Dalle varie conversazioni delle persone coinvolte nella vicenda “è comprensibile come l’intervento di Ponzellini ci sia effettivamente stato e – si legge nel rapporto – come, di conseguenza, ci sia stato quello di Letta nei confronti di Giannini, il quale si sarebbe difeso dalla ramanzina adducendo di aver agito nell’interesse dello Stato, ma che di fatto avrebbe compreso il messaggio passato dal politico“.

Del resto l’agenda del banchiere è ricca di appuntamenti con nomi eccellenti della politica e della finanza. Oltre che di riflessioni personali di Ponzellini nel mirino della magistratura anche per i finanziamenti irregolari elargiti dalla Bpm sotto la sua gestione. “Il 2011 volge al termine, è stato un anno difficile – scrive il manager che ha goduto per anni della fiducia dei Ligresti – e segnato innanzitutto dalla scomparsa di papà. Anche la vicenda Bpm non si chiude come avrei voluto, poi lo strascico giudiziario ingiusto ed ingiustificato che ha portato. Inoltre ci sono problemi su Impregilo e infine la salute non mi arride. Insomma anche questo 2011 è passato ma non bisogna mai lamentarsi di nulla perchè il vivere è la cosa più bella che ci sia”. 

Sul fronte degli affari, il 9 gennaio 2012 annota i dettagli sull’operazione Unipol-FonSai che sembra vedere, nelle sue osservazioni, Mediobanca parteggiare per la compagnia bolognese. “Bisogna liquidare i Ligresti e poi chiedere alle banche che non chiedano loro di mettere fondi in Sinergia ed Imco. Unicredit sembra convinta, Cimbri ok”, scrive. Ponzellini in due occasioni fa anche un riferimento a problemi di Umberto Veronesi, fondatore dello Ieo. L’11 gennaio “Veronesi è sotto il mirino dell’Agenzia delle Entrate” e, in un’altra pagina del diario, osserva: “Veronesi perseguitato da Gdf, un altro che lascerà il Paese”. Tra i nomi citati di persone con cui ha fissati degli appuntamenti, poi, quelli di Silvio Berlusconi, Corrado PasseraGiulio Tremonti,  Romano Prodi

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