Eva vuole fare la maestra. Ha 4 anni e ha già cambiato casa due volte. Suo fratello Lucas, 11 anni, va pazzo per il calcio. “Sono i miei genitori e i miei suoceri a pagargli la quota d’iscrizione alla squadra del quartiere e tutto il necessario” racconta sua mamma Carmen. Per il resto, abiti, quaderni e altre cose essenziali, la famiglia di Eva e Lucas, che guadagna 850 euro e ne sborsa 500 solo di affitto, si è rivolta a Save The Children. Sono solo due bambini dei 16.806 che l’organizzazione no profit segue in Spagna. Troppo pochi ancora, rispetto ai 2.826.549 bambini che vivono sotto la soglia della povertàE nell’ultimo report di Caritas Europa, presentato ad Atene, poco prima del vertice Ecofin del 1 e 2 aprile, per la prima volta nella storia europea, la Spagna è il secondo Paese dell’Ue con il maggior tasso di povertà infantile, dietro solo a Romania“Le misure d’austerità, nel momento di risolvere i problemi e generare crescita, hanno fallito”, ha detto il segretario generale di Caritas Europa, lo spagnolo Jorge Nuño.

Dati alla mano, in Spagna il rischio di povertà tra i minori di 18 anni nel 2012 è stato del 29,9 per cento, quasi nove punti in più rispetto alla media europea, che si è fermata al 21,4 per cento, secondo i numeri del 2013 di Eurostat. Dal 2011 al 2012, il tasso di povertà infantile è aumentato dal 15,6 per cento al 19,4. Per l’organizzazione, questo dimostra l’impatto estremamente negativo delle politiche di austerity nella vita delle persone più disagiate. “A pagare le conseguenza della crisi sono le persone più vulnerabili”, ha detto chiaro e tondo Nuño.

Il report poi racconta di come la Spagna abbia il maggior tasso di abbandono scolastico di tutta l’Unione europea, un 24,9 per cento rispetto a un 12,7 di media Ue nel 2012. Anche se tra il 2009 e il 2012 c’è stato un piccolo calo, l’abbandono scolastico continua ad essere un problema importante, soprattutto in alcune regioni come l’Andalusia, dove il tasso supera il 30 per cento. Un dato allarmante se si considera che l’educazione, come sottolinea il dossier di Caritas, è il sistema migliore per combattere la trasmissione della povertà tra le generazioni.

Insomma Caritas, che prende in esame i Paesi più colpiti dalla crisi come Portogallo, Grecia, Irlanda e anche l’Italia, ha definito la popolazione spagnola come una delle più colpite dalla crisi economica, visto che mentre il tasso di povertà medio è stato del 25,1 per cento nel 2012, a Madrid ha registrato un 28,2 per cento. Tradotto: 13 milioni di spagnoli soffrono la povertà.

Ma se da una parte i bambini risultano i più colpiti, dall’altra anche gli anziani non se la passano meglio: il tasso di povertà in questa fascia è aumentato dal 7 del 2008 al 10,6 del 2012. Senza contare che in molte case sono proprio le pensioni dei nonni le uniche entrate familiari. Tanto più che il 12 per cento della popolazione che lavora, non guadagna il sufficiente per uscire dalla spirale della povertà e un milione e mezzo di case soffrono una situazione di esclusione sociale.

Numeri su numeri, il report arriva a Madrid come una doccia fredda, proprio in un momento in cui l’economia spagnola sembra riaccendere i motori. Singolare la reazione del ministro delle Finanze Cristóbal Montoro: i dossier della Caritas sulla povertà in Spagna, ha detto, “non corrispondono alla realtà” perché si basano “su misure statistiche” e ha chiesto alla ong di non “provocare” dibattiti in questo senso.

Twitter @si_ragu

Articolo Precedente

Crisi economica: finiremo come la Grecia?

next
Articolo Successivo

Bruxelles, visita in sordina di Xi Jinping. Niente diritti umani, si parla di affari

next