A pochi giorni dalla visita di Barack Obama a Bruxelles, con città paralizzata e misure di sicurezza senza precedenti, nella capitale d’Europa ha fatto una visita lampo Xi Jinping, il Presidente della Cina. Una visita quasi in sordina e senza alcun clamore mediatico. Eppure Xi è il primo presidente cinese della storia a venire a Bruxelles e ad incontrare i vertici delle istituzioni Ue. 

Nemmeno una conferenza stampa al termine dell’incontro con il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. Le indiscrezioni degli addetti ai lavori parlano della volontà di Xi di evitare domande scomode sui diritti umani e sulla libertà d’informazione in Cina, oppure ancora sulla posizione poco chiara di Pechino sull’occupazione russa della Crimea – le relazioni commerciali tra Pechino e Mosca sono d’altronde ben note.

Una cosa e sicura: Xi Jinping non è venuto a Bruxelles invano. Nelle ore precedenti al suo arrivo sono state appianate due spinose dispute commerciali con l’Ue, una sulla inchiesta per dumping sul vino europeo chiusa da Pechino – aperta ufficialmente dalla Cina il primo luglio 2013 all’indomani della decisione Ue di applicare dazi sui pannelli solari cinesi – e l’altra riguardante l’azienda tedesca Wacker Chemie AG che produce polisilicone di alta qualità necessario proprio per la produzione dei pannelli solari cinesi. Il 25 marzo, Yang Yanyi, ambasciatore cinese presso l’Ue, aveva detto di “incrociare le dita affinché una terza disputa, riguardante l’esportazione di strumentazioni cinesi di telecomunicazione in Europa venisse appianata”.

Insomma non è un caso che Xi Jinping abbia deciso di spendere 11 giorni in Europa e di passare da Bruxelles. L’Europa alla Cina interessa eccome. Ne sono la riprova gli ingenti investimenti cinesi fatti in Grecia proprio nel periodo in cui tutti gli investitori europei se ne andavano a gambe levate. Il 3 ottobre 2010 l’allora premier cinese incontrò ad Atene il collega greco Giorgos Papandreou insieme ad una nutrita delegazione di ministri e uomini d’affari, tra cui il presidente del gigante dei trasporti Cosco (China Ocean Shipping Company) Wei Jiafu, e il governatore della Banca centrale cinese Zhou Xiaochuan. Da allora sono stati firmati accordi per decine di milioni di euro, come quello del 20 marzo scorso tra due colossi cinesi, la compagnia delle telecomunicazioni Zte Corporation (Zhongxing Telecommunication Equipment Corporation) e la Cosco, società della logistica marittima, con il governo greco di Antonis Samaras sull’uso del Terminal dei container del Pireo (Sep) come centro logistico per lo smistamento e il transito dei prodotti della Zte. Un accordo strategico che fa della Grecia la porta d’ingresso orientale della Cina nel mercato europeo, il più grande al mondo per volume d’affari.

Possibile che all’incontro tra Xi Jinping e i vertici Ue – il condizionale è d’obbligo visto che non c’è stata nessuna conferenza stampa finale – si sia parlato anche delle misure restrittive dell’Ue sull’importazione dei pannelli solari cinesi e dello scontro sulle quote di mercato CO2 ETS. Quest’ultima diatriba ha sfiorato nei mesi scorsi lo scontro diplomatico quando Pechino, di fronte all’intenzione europea di estendere anche alle compagnie aeree internazionali il sistema di quote di emissioni CO2 (Emissions Trading System) aveva minacciato pesanti contromisure nei confronti delle compagnie europee. Una vera e propria battaglia nei cieli che, per una volta, ha visto l’Europa non indietreggiare bensì puntare i piedi con il Commissario al Cambiamento climatico Connie Hedegaard. Insomma le relazioni tra Europa e Cina sono destinate ad intensificarsi, non fosse altro che per i fortissimi interessi commerciali cinesi in Europa, e viceversa. E magari la prossima volta si parlerà anche di diritti umani e di libera informazione.

Twitter: @AlessioPisano

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