Prima la sospensione del procedimento penale decisa dalla Corte Suprema, poi la decisione del tribunale speciale indiano che ha stabilito il rinvio dell’udienza sul caso marò al 31 luglio. L’udienza è durata una decina di minuti durante la quale i difensori di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno consegnato la documentazione relativa al ricorso presentato dai due in Corte Suprema, con il relativo ‘order’ in cui si dispone la sospensione del processo del tribunale speciale. Il giudice Bharat Parashar ha chiesto chiarimenti sui tempi fissati dal massimo tribunale indiano che ha chiesto al governo e alla polizia investigativa Nia di presentare la loro posizione sul ricorso dei Fucilieri di Marina e di comparire nelle prossime quattro settimane, senza però fissare una data precisa.

Domenica Palazzo Chigi ha ribadito che “la posizione del governo italiano resta immutata nel rivendicare con forza la giurisdizione italiana sulla vicenda e nel chiedere l’immediato ritorno dei nostri militari in Italia”. Si sottolinea anche la volontà di continuare sulla strada dell’internazionalizzazione della vicenda che ha dato finora dei frutti concreti. “Positiva la decisione della Corte Suprema di New Delhi, ma non ci basta – ha detto il Presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini – perché della giustizia indiana non possiamo più fidarci. Per questo la via da continuare a seguire è quella dell’internazionalizzazione della vicenda”. Nella nuova ‘petition’, chiede la “sospensione di tutti i procedimenti avviati dalla polizia della Nia” sulla base che sono illegittimi dopo la rimozione della legge sulla repressione della pirateria in acque internazionali (Sua Act). Si domanda anche che ai marò “sia permesso di andare in Italia in attesa di una pronuncia sul ricorso”.

Dopo aver sentito le argomentazioni del legale dei marò, Mukul Rohatgi, i giudici hanno deciso di convocare il governo e la polizia Nia entro le prossime quattro settimane. Per quel periodo, va ricordato, l’India sarà in piena maratona elettorale per le legislative (che si concluderà con lo spoglio dei risultati il 16 maggio). Sarà quindi molto improbabile per quella data una presa di posizione netta dell’esecutivo, ormai in scadenza, sulla delicata questione. La vittoria, seppur temporanea, sulla Nia e il ritorno alla vecchia battaglia sulla giurisdizione e sull’immunità funzionale di Latorre e Girone è stata vista con soddisfazione dall’ex ministro Giulio Terzi. “L’elemento più positivo, il tener fuori l’agenzia antiterrorismo dalle investigazioni sui marò – ha detto – è il frutto di una pressione molto forte che finalmente il governo italiano ha iniziato ad esercitare coi maggiori partner internazionali e, soprattutto, con l’annuncio che l’Italia avrebbe attivato un arbitrato obbligatorio davanti all’Onu sul conflitto di giurisdizione, iniziativa che per un anno è rimasta inspiegabilmente chiusa nei cassetti del governo”.

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