Su questo blog ho per ora sempre trattato produzioni occidentali, perché il mondo dei film orientali è veramente a parte: quello che arriva in Italia è la punta di un iceberg profondissimo, fatto di migliaia di film che qui rimangono completamente inediti. Ogni tanto però proverò a fare un salto a est, senza volermi confrontare con il lavoro più approfondito portato avanti da altri siti, ma promuovendo piccoli titoli che ritengo essere davvero interessanti. Per iniziare, non mi spingo fino all’estremo oriente, ma al più vicino Israele, dove è ambientato il bellissimo L’attentat, film conosciuto a livello internazionale come The Attack, e tratto dal romanzo L’attentatrice di Yasmina Khadra, questo invece edito in Italia e ancora facilmente reperibile in libreria.

Il regista: Ziad Doueiri è un regista libanese, conosciuto soprattutto per il suo primo film, West Beirut, presentato a Cannes nel 1998. Prima era stato assistente di tutti i film di Quentin Tarantino. Dopo ha diretto solo un altro film prima di L’attentat, Lila dice nel 2004.   

Gli interpreti: Il personaggio principale ha il volto di Ali Suliman, già protagonista di Paradise Now e più recentemente interprete a Hollywood di Nessuna verità e Lone Survivor. La moglie è invece Reymond Amsalem, che ricordiamo in Lebanon e Il responsabile delle risorse umane.

La trama: Amin Jaafari è uno dei più stimati chirurghi di Tel Aviv e sembra avere una vita perfetta, sia a livello professionale che personale. Una notte, l’imprevisto: la moglie rimane uccisa durante un attentato suicida. Ben presto però si scoprirà che è stata proprio lei a far esplodere la bomba. Amin decide così di mettersi personalmente in gioco per indagare sull’accaduto e scoprire la verità.

La recensione: I conflitti arabo-israeliani sono sempre stati un argomento spinoso da portare al cinema. L’accusa di essere troppo schierati, da una parte o dall’altra, è sempre a un passo, e pochi registi sono riusciti a realizzare opere che potessero andare davvero al di là di ogni giudizio politico. Due di queste, Paradise Now e Lebanon, sfruttavano proprio i volti dei due attori protagonisti di L’attentat. Ziad Doueiri riporta quei volti a contatto con il dramma degli attentati terroristici, e riesce a realizzare un film struggente e profondo. Lo fa utilizzando una domanda classica da film drammatico (cosa succede a un uomo quando scopre che la sua donna gli mente da tempo?), ma il centro della questione si sposta dal personale (nessun tradimento amoroso), all’universale (il terrorismo e gli ideali). E così il film è a tratti un thriller politico, a tratti un dramma personale, a tratti ancora un affresco delle differenti realtà presenti nell’area, dalla benestante Tel Aviv alla travagliata Nablus, nei territori della Cisgiordania. Il viaggio di Amin è così la ricerca non solo della sua personale verità, ma anche il volersi spogliare dei pregiudizi che ruotano attorno ai conflitti di quelle terre, per cercare di venire a conoscenza di cosa davvero stia succedendo e del perché. Doueiri riesce in questo modo, senza giustificare né un lato, né l’altro, a portarci in quel mondo e a darci una chiave di interpretazione per una questione davvero complessa e di difficile risoluzione.

Il commento del critico: “Suscita profondi interrogativi su fanatismo, identità culturale e sul lato misterioso delle persone, anche quelle che pensiamo di conoscere meglio.” – Peter Keough, Boston Globe

La citazione: “Ogni ebreo ha in sé qualcosa di arabo e nessun arabo può negare di essere un po’ ebreo”.

Homevideo: L’edizione homevideo contiene il film in lingua originale con eventuali sottotitoli in francese, e una lunga intervista (37 minuti) al regista. Sono disponibili sul web i sottotitoli in italiano.

Trailer:

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