Sospetto di infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle sezioni del Partito democratico di Viadana; tesserati con precedenti con la giustizia coinvolti in sparatorie sulle quali la Procura ha aperto un’indagine a tre anni dal fatto; intercettazioni telefoniche fra ‘ndranghetisti che avrebbero fatto il nome dell’ex assessore alle politiche sociali del Comune di Viadana, nonché ex esponente del Pd, Carmine Tipaldi, a sua volta coinvolto nella sparatoria del 2011 e sentito dal procuratore come persona informata dei fatti. Nessuna accusa precisa, nessuna condanna, ma troppi sospetti. Alla federazione provinciale del Pd, di concerto con la direzione regionale, non è rimasto altro da fare che tirare una riga sopra i due circoli di Viadana e Cogozzo-Cicognara, azzerarli e commissariarli.

“Soltanto in questo modo – ha detto il segretario provinciale del Pd mantovano, Antonella Forattini – potremo fare chiarezza e ripartire. Abbiamo tutti bisogno di un Pd senza ombre”. Ma i segretari dei due circoli non ci stanno e puntano il dito contro i vertici. “Non c’entriamo nulla con questo caso ‘ndrangheta – ha detto Daniele Mozzi, coordinatore del Circolo di Cogozzo-Cicognara, due frazioni di Viadana – e questo commissariamento, per quanto ci riguarda, è un’ingiustizia. Non abbiamo pregiudicati tra i tesserati e non possono trattarci come gli altri. Faremo ricorso alla Commissione di garanzia del Partito, per far valere le nostre ragioni”. D’altro canto Fabrizio Nizzoli, segretario della sezione di Viadana dove erano iscritti tre personaggi dal curriculum poco edificante, è duro con il direttivo provinciale: “Si poteva intervenire molto prima. Da quando questa vicenda delle possibili infiltrazioni mafiose è iniziata, nel gennaio scorso, il direttivo, a livello provinciale e regionale, è stato assente . Il commissariamento può risolvere il problema, ma arriva troppo tardi. Per quanto mi riguarda, non farò più parte di un gruppo dirigente del Pd”.

L’assenza dei vertici del Pd, secondo Nizzoli, si è manifestata già due anni fa, quando il circolo di Viadana si è spaccato in due per divergenze fra i tesserati. Ma la situazione è esplosa con il caso Tipaldi e i sospetti di infiltrazioni di stampo ‘ndranghetista. Secondo quanto riportato dalle intercettazioni della Direzione distrettuale antimafia nell’ambito dell’operazione Pandora, rese note nel gennaio scorso, nel maggio 2006 il nome dell’allora assessore ai servizi sociali, nonché tesserato Pd, sarebbe stato fatto da due esponenti della ‘ndrangheta: Nicola Lentini, che si trovava proprio a Viadana in quel periodo, e Luigi Morelli, che parlava con lui da Cutro. Tipaldi si difende e si dice estraneo alla vicenda. Ma intanto il Pd mantovano viene travolto da polemiche interne ed esterne. Tipaldi, difeso dal sindaco di Viadana Giorgio Penazzi, resiste in carica per un po’. Ma poi si sgancia dal Pd e pochi giorni fa ha abbandonato anche la carica di assessore.

Nel frattempo, infatti, si è ritrovato coinvolto in un’altra vicenda poco chiara accaduta nel 2011 sulla quale la Procura di Mantova ha deciso di aprire un’indagine. Alle tre di notte del 17 febbraio di tre anni fa, al Pronto Soccorso dell’ospedale di Vicomoscano si presenta un 47enne con una ferita da arma da fuoco a una gamba. Il suo nome è Pasquale Prato. E’ di origine calabrese ma vive a Viadana e ha avuto problemi con la giustizia. Dice che a sparargli è stato un uomo da una Fiat Uno bianca. Ad assisterlo ci sono due uomini, uno dei quali si scoprirà essere uno dei tre “strani” personaggi iscritti al Pd viadanese. I due dicono di non c’entrare nulla con la sparatoria, ma di essere stati chiamati da Carmine Tipaldi che ha accompagnato il ferito all’ospedale.

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