I lavoratori esposti al rischio tecnostress e internet dipendenza sono in aumento. In Italia sono 7,3 i mobile worker che usano abitualmente ogni giorno tre device digitali mobili e sono connessi a internet in modo costante. All’uso del pc fisso da scrivania si sta affiancando la tecnologia mobile, che consente di lavorare ovunque.  Tra questi, 1,8 di lavoratori sono a rischio tecnostress secondo una ricerca pubblicata nel 2013 da Netdipendenza Onlus. Molte le categorie esposte: networkers, informatici, giornalisti, commercialisti, analisti finanziari, web manager, per citarne solo alcune. Tra i principali sintomi: ansia, ipertensione, disturbi alla memoria, attacchi di panico, depressione, patologie gastrointestinali e cardiocircolatorie, emicrania, calo del desiderio, psicosi.

Nei giorni scorsi si è tenuto a Milano il primo congresso internazionale sulla patologia clinica Internet Dipendenza, più nota in inglese come Internet Addiction Disorder (IAD), inserita in via preliminare nel DSM V, cioè il manuale mondiale della malattie psichiatriche. Nel mondo vi sono molti ospedali che curano questa sindrome e in Italia opera l’ambulatorio di IAD presso il Policlinico Gemelli di Roma. Il problema è serio e la moltiplicazione della tecnologia “touch” porta il lavoro ovunque: a casa, in bagno, al bar, in treno, in auto.

Il 27 marzo si terrà a Venezia un convegno che fa il punto su questo problema: “Testo Unico 81-2008: tecnostress e internet dipendenza, i nuovi rischi professionali dei lavoratori moderni”. Esperti e formatori della sicurezza sul lavoro discuteranno i cambiamenti in atto attraverso l’uso intensivo delle nuove tecnologie e reti di trasmissione dati, spiegando in che modo il sovraccarico informativo e cognitivo può alterare le funzioni cerebrali.

E voi cosa ne pensate? Ritenete che l’eccesso di informazione e tecnologia digitale sia un rischio per la salute?

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