In 10 anni, grazie alla convenzioni ministeriali, ha ricevuto una montagna di soldi pubblici: 2,5 milioni di euro ogni 12 mesi. Ma la Hippogroup, società che da tempo gestisce l’ippodromo delle Capannelle a Roma, non ha mai versato l’affitto dovuto al Campidoglio per la gestione della struttura di via Appia. Oltre 10 milioni non versati, dal 2004 ad oggi, eppure l’azienda, che cura altre 4 piste ippiche in Italia (Varese, Cesena, Torino e Bologna) è riuscita ad accaparrarsi per un altro triennio l’impianto sportivo, ad un canone di locazione tra i più bassi del settore: 66mila euro per 365 giorni.

La storia inizia quando sullo scranno più alto di palazzo Senatorio c’era ancora il sindaco Walter Veltroni. Correva l’anno 2004 e la determinazione che assegnava le Capannelle alla Hippogroup è la numero 261. Prezzo da pagare: poco più di 2 milioni di euro. Da allora, però, neanche un euro è arrivato sui conti del Comune. Tutto nonostante l’azienda, partecipata tra gli altri anche dalla società di scommesse Snai (27%), ricevesse dei contributi statali sotto forma di convenzioni. Prima gli assegni li staccava l’Unire (Unione incremento razze equine), poi il dicastero delle Politiche agricole e forestali. Circa 46 milioni di euro in 4 anni, si legge in un’interrogazione firmata MoVimento 5 stelle. Senza dimenticare, ricorda il M5s, gli introiti garantiti dai diritti d’immagini e dalla percentuale sulle scommesse.

Ma per l’affitto i soldi non si trovano. Il primo a rendersi conto del buco è l’ex sindaco Gianni Alemanno, così nel 2011 il dipartimento Sport di Roma Capitale mette in mora la Hippogroup per 3 milioni di euro. Il gruppo romano, che 12 mesi prima aveva registrato le dimissioni dell’allora presidente Enzo Mei proprio per la questione degli affitti, evita anche stavolta di mettere mano al portafogli. E il debito cresce fino a superare il tetto di 10 milioni di euro. L’unica strada per il Campidoglio è ‘la riscossione coattiva’, con l’intervento di Equitalia. Per l’azienda che gestisce le piste sull’Appia, invece, la via d’uscita si chiama ‘concordato preventivo’: una decisione per evitare il fallimento e permettere al Comune di recuperare una parte dei crediti vantati. Da oltre 10 milioni si passa a poco meno di 3, da saldare in 4 tranche da 700 mila euro.

Dopo la chiusura di Tor di Valle, il settore rischia il tracollo, dicono sia da destra che da sinistra. Così, in piena campagna elettorale per tentare il bis a palazzo Senatorio, è lo stesso Alemanno a tendere la mano agli ‘affittuari morosi’. Con la delibera di giunta numero 199, licenziata nel maggio 2013, l’allora primo cittadino concede l’ippodromo alla Hippogroup: per un triennio solo 198 mila euro di canone, 66mila ogni 12 mesi. Tempi stretti per una nuova gara, struttura assegnata fino al 2016.

Poi arriva Marino: il sindaco-chirurgo con la delibera 383 dello scorso ottobre dà il via libera “ai lavori di manutenzione straordinaria dell’impianto sportivo capitolino ‘Ippodromo Capannelle’, consistenti nella trasformazione dell’attuale pista di galoppo ad ostacoli in trotto”, per accogliere le corse che devono traslocare proprio da Tor di Valle. Importo dell’opera: circa 2 milioni di euro, tutti a carico della Hippogroup. Una scelta contestata da una parte dei lavoratori, che ricordano come “sotto concordato preventivo non sia possibile fare investimenti”. Decisione difesa dai manager come unica strategia per dare ossigeno alle casse del gruppo.

Perché la branca romana dell’azienda è quella che registra i conti peggiori: all’interno del Grande raccordo anulare il fatturato è di 7 milioni, le perdite ammontano a 2 milioni. Mentre i colleghi di Cesena superano i 21 milioni di incassi. Anche se i manager sono gli stessi. Perché l’amministratore delegato a Capannelle è Tomaso Grassi, che ricopre il medesimo ruolo in Cesenate ed è presidente del cda della Torinese. Il vicepresidente del consiglio di amministrazione, Guido Borghi, condivide invece con Grassi e il consigliere Elio Pautasso una poltrona in Lexorfin, società della galassia Hippogroup Capannelle. Pautasso assicura che è “tutto fatto secondo le regole e che con la pista da trotto inizierà la stagione ippica e riapriremo le Capannelle”.

Anche se i lavori, stando alle dichiarazioni dei grillini e alle foto di chi è entrato nella struttura, non sono ancora finiti. “C’è il via libera del ministero – continua il consigliere – aspettiamo solo il permesso del collaudatore per le gare di aprile e maggio”. Per l’ultimo tassello che manca a gestire per 3 anni un ippodromo da 170 ettari a 66 mila euro di affitto: un canone abbattuto del 97% e tra i più economici del settore. E un debito, di fatto, ripagato dal creditore: il Comune di Roma. 

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