Liquid (Minus Habens Records, 2014) è il primo disco di Interiors, il nuovo progetto elettronico dell’eclettico bassista e giornalista Valerio Corzani (Mau Mau, Gli Ex, Corzani Airlines) e della violinista e psicoterapeuta, Erica Scherl. “Il progetto – spiega Corzani – nasce dal nostro incontro. Ad unirci è stata una famelica curiosità. Erica ha una formazione classica, ma è versatile e disposta a modificare, stropicciare e loopare il suono del suo violino”.

Un disco “suonato liquido” con le app dell’Iphone, ma ben riscaldato dai sapienti suoni analogici di Corzani (voce, basso semiacustico, basso tinozza e app) ed Erica, che nella bellissima Blue Darkness, si diverte a loopare ed “effettare” il raffinato suono del suo violino. Un sound contaminato a metà strada tra l‘elettronica minimal dei Trentemoller e la contaminazione dei Filastine, con incursioni alla Gill Scott heron. Atmosfere cadenzate e dubbeggianti sostenute da bassi profondi e groove percussivi, sui quali si incastrano armonie arabe e spoken poetry visionari come in Storytelling, Desert e Tilt. Liquid più che un disco è un quadro nel quale immergersi, un flusso ipnotico di suoni e di parole in cui il tempo è sospeso in un dove incerto, un luogo sonoro in cui è bello perdersi.

Perché Liquid?

L’idea è fondere la danza e la sostanza. Mettendo insieme queste due connotazioni viene fuori il concetto di liquid, che si riferisce sia ad alcuni titoli dei brani che hanno dei riferimenti acquatici, sia al discorso dell’ascolto liquido e cioè al fatto che la musica è diventata sostanzialmente liquida. La liquidità è un bellissimo concetto, perché è impossibile afferrarla o la metti in un bicchiere e te la bevi o ci nuoti dentro.

Il disco è un metrong pot di suoni e generi musicali

Si è quello che alla fine faccio sempre. Quando mi chiedono: di cosa ti occupi? Rispondo sempre di “suoni e geografie”. Suoni perché ho sempre affrontato quest’arte da diverse angolature: bassista, dj, giornalista. Geografie perché il mio amore per la musica è sempre connotato da una grande curiosità nei confronti dell’altrove, che poi questo possa essere il giardino a fianco o l’altro continente è un dettaglio. Sono troppo bulimico nelle curiosità.

Per te che vieni dalla musica suonata, come è stato l’approccio con il mondo dell’elettronica?

Con le macchine e l’Iphone, puoi essere virtuoso come suonare un violino. Gli strumenti delle app si suonano davvero. Nel senso che c’è bisogno di una manualità che è simile a quella di uno strumento vero. Per esempio per suonare l’ovetto con l’Iphone devi comunque andare a tempo. Detto questo una cosa di cui mi sono reso conto, avendo suonato uno strumento vero, è che qualche piccolo errore lo devi inserire sempre. Gli errori giusti di cui parlava Thelonious Monk sono importantissimi anche nell’elettronica altrimenti sembra tutto troppo quadrato. Addirittura lessi un articolo in cui si diceva che alcuni testatori di drum machine, avevano inserito volutamente dei micro errori per far sembrare vera la batteria. in questo senso, anche noi abbiamo usato delle cose un po’ storte, per non parlare delle voci che sono sempre filtrate. L’umanità non va mai persa.

 

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