Il rosso sangue delle linee tracciate si staglia strafottente contro il bianco marmoreo, ormai non troppo candido a causa dell’inquinamento e dell’erosione atmosferica, della cupola più famosa della Francia. Caratteri netti, arroganti, violenti, che si impongono con prepotenza sul marmo del sagrato e delle colonne della basilica del Sacre Coeur, sulla collina di Montmartre. L’abbruttimento estetico, l’urlo che squarcia l’aria naif di una delle zone più artistiche di Parigi.

Da un lato il tratto dei pennelli sulle tele degli artisti di place de Tertre, tempio di pittori e ritrattisti, improvvisate Edith Piaf e tintinnanti tour eiffel di ferro colorato, disegna silenzioso l’amore per questa città. Dall’altro, l’orrore della profanazione. Mercoledì mattina la sorpresa, i graffiti degradanti erano lì, davanti agli occhi sbigottiti e ancora impastati di sonno del custode e degli abitanti più mattinieri del 18esimo arrondissement.

La basilica del Sacre Coeur è sì ricettacolo notturno di birre ghiacciate, di “angoli” per dare estro alla propria incontinenza e di volutte di fumo “biologico”, ma di giorno è meta imprescindibile di fiumi di turisti, quasi 10 milioni all’anno, che affollano e rallentano la fermata della metro Anvers.

Costruita per espiare i crimini dei Comunardi, nel 1871, il Sacro Cuore sorveglia la Ville Lumière e ne custodisce i segreti. E i vandali lo hanno ricordato, con un rabbioso “1871, vive la commune”, scritta che fa riferimento appunto all’anniversario della sconfitta della Comune di Parigi, il 18 marzo 1871.

“Non è la prima volta che assistiamo a queste manifestazioni: negli anni precedenti ce ne sono state altre, di varie entità. E avvengono all’incirca sempre nello stesso periodo, come rivendicazione appunto dell’esperienza della Comune”, commenta Michel Bouttier, responsabile manutenzione degli edifici culturali. Gli slogan di stampo anarchico e anticlericale calpestano i marmi della chiesa, come “Ni Dieu, ni maître, ni Etat”, “A bas toute autorité”, “Vive l’insurrection”, “Fuck Tourism”

Il vento dell’indignazione si leva in piena campagna elettorale per le municipali. Le scritte sono “un’offesa al credo cattolico e un grave attentato ad uno dei monumenti emblematici del patrimonio parigino”, ha dichiarato in un comunicato il ministro dell’Interno, Manuel Valls. “Ogni volta che un luogo di culto viene preso di mira, vengono contestate le fondamenta della nostra Repubblica”. E ha aggiunto che “tutto è stato messo all’opera per identificare gli autori di questo atto, che dovranno rispondere davanti alla giustizia”.

Sono seguiti i commenti del sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, del Partito Socialista, che ha immediatamente condannato questi atti vandalici, augurandosi inoltre che gli autori vengano presto identificati e interpellati. Le voci si sono levate anche da Pierre-Yves Bournazel, candidato Ump per il 18mo arrondissement, da Anne Hidalgo, la candidata del Partito Socialista alle prossime elezioni, e da Rachida Dati (Ump). Queste ultime due hanno denunciato, in due comunicati separati,  l’atto di “profanazione”, sottolineando l’importanza della libertà di culto e appellandosi a ripercussioni giudiziarie.

La libertà di espressione è un diritto imprescindibile e va difeso. Ma i muri a Parigi abbondano, anche in luoghi non sacri.

di Linda Ferrondi

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