Una maxirissa tra detenuti stranieri e gli agenti in tenuta antisommossa. Poi un carcerato che si ribella al controllo di tre agenti e un nuovo scontro tra le mura della struttura penitenziaria di Piacenza. Il carcere di Novate è una polveriera e le ultime ore sono un bollettino di guerra per una situazione di piena emergenza. I dati parlavano chiaro e ben presto si sono tramutati in cruda realtà. Il triste primato della struttura per quanto riguarda gesti di autolesionismo e tentati suicidi, che ha visto Novate maglia nera in Regione, ora sta iniziando a conoscere anche l’esplodere della violenza tra detenuti, in particolare di origine straniera e proprio durante le ore di “celle aperte”, come previsto dalla nuova normativa entrata in vigore nei giorni scorsi.

E’ di martedì 18 marzo la maxi-rissa che è stata registrata all’interno dei padiglioni della casa circondariale piacentina, dove due bande, tra le quali sembrava correre forte tensione già da tempo, che si sono affrontate. Ne è scaturita una zuffa estremamente complicata da sedare per gli agenti della penitanziartia, alla quale hanno preso parte decine di persone. I protagonisti avrebbero approfittato proprio dell’arco della giornata in cui le celle vengono aperte per permettere ai detenuti di muoversi liberamente per entrare in collisione. Così la polizia penitenziaria è stata costretta a munirsi delle dotazioni antisommossa, tra cui caschi, scudi e manganelli per sedare gli scontri. Non è stato semplice ma alla fine i facinorosi sono stati bloccati e condotti all’interno delle celle di isolamento allo scopo di dividere le bande rivali.

Decine i feriti al termine degli scontri, tra le persone costrette a ricorrere alle cure dell’infermeria anche numerosi agenti di polizia, seppur in modo non grave. Oggi, invece, mercoledì 19 marzo, altro episodio di violenza, a testimoniare il clima esplosivo all’interno del carcere piacentino, ormai considerato dagli addetti ai lavori una vera e propria “polveriera”. In mattinata, intorno alle 11, un detenuto ha dato in escandescenze e tre agenti sono stati costretti a intervenire per calmarlo. Alla vista delle divise l’uomo ha cominciato a sferrare calci e pugni ai poliziotti e non è stato facile riportare alla calma l’individuo. Anche in questo caso, nella colluttazione, gli agenti sono rimasti feriti: due hanno riportato echimosi ed escoriazioni con una prognosi di 8 giorni, uno altro poliziotto ha subìto alcune lesioni al collo e ne avrà per 15 giorni. “La situazione nel carcere di Piacenza è diventata davvero insostenibile – ha commentato Gennaro Narducci del sindacato Sappe – e c’è preoccupazione costante per l’incolumità fisica degli agenti. Chiediamo l’intervento urgente dell’amministrazione: ci diano delle risposte su come operare perché noi ci sentiamo totalmente abbandonati dalle istituzioni”.

Come detto, però, i numeri parlavano chiaro già da tempo, con 235 gesti di autolesionismo e 36 casi di tentato suicidio nell’ultimo anno. Era questo il primato, decisamente poco confortante, espresso dal carcere delle Novate di Piacenza. A fornire numeri e dati dell’Emilia Romagna sono stati Giovanni Battista Durante e Francesco Campobasso, rispettivamente segretario generale aggiunto e segretario regionale del Sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, il Sappe. Sono invece 811 i gesti di autolesionismo e 126 i casi di tentato suicidio verificatisi nelle carceri dell’Emilia Romagna nel corso del 2013. Sull’impegno degli agenti della penitenziaria, invece, sempre i numeri parlano per loro, nonostante le carenze d’organico: 126 vite salvate in carcere nell’ultimo anno. Nonostante questo, in Regione infatti, ricorda il sindacato, mancano circa 600 unità delle circa 7.000 che mancano complessivamente a livello nazionale. Nonostante ciò la recente legge di stabilità non ha previsto alcuna assunzione straordinaria per la polizia penitenziaria, al contrario di quanto è stato correttamente fatto per le altre forze di polizia: 1.000 carabinieri, 1.000 poliziotti e 600 finanzieri.

Articolo Precedente

Rottura Favia-M5s, a processo il giornalista che accusò: “Fuorionda concordato”

next
Articolo Successivo

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: la verità e la giustizia aspettano ancora

next