Alcuni, non pochi, che masochisticamente leggono ciò che scrivo, sono convinti sviluppisti. Per loro il massacro che l’uomo sta perpetuando alla Terra è necessario appunto come lo sviluppo. Le morti per inquinamento, i disastri ambientali, puri incidenti di percorso oppure effetti collaterali indesiderati ma ahimè necessari.

Sono questi che pronunciano la solita trita e ritrita frase “questi ambientalisti che dicono no a tutto” ed in particolare, in campo energetico (l’energia = motore dello sviluppo), “si oppongono al nucleare, al carbone, al petrolio, e persino al solare, all’eolico, ed all’idroelettrico”.

Non rispondo per decenza a chi continua a volere il nucleare, visto che già i disastri parlano da soli, visto che le scorie nessuno giustamente le vuole, così come nessuno vuole le miniere estrattive.

Non rispondo neppure a coloro che sono favorevoli all’utilizzo di carbone e petrolio nella produzione di energia visti anche i recenti sviluppi riguardanti la salute delle persone che hanno la sfortuna di vivere nei siti intorno alle centrali.

Andiamo invece a quella che viene definita la “green economy”, che spesso ha più l’apparenza di una operazione di greenwashing che di una reale produzione compatibile con l’ambiente.

Solare. Va benissimo il solare sparso sul territorio, ma non su terreni coltivabili. Che tipo di “economia verde” è un’energia che il verde commestibile lo fa sparire? A Torino c’è ad esempio una realizzazione virtuosa: pannelli solari piazzati sopra una discarica chiusa. E perché non agire sulla leva delle imposte per convincere chi ha o realizza capannoni industriali a rendersi autonomi energeticamente? I capannoni continuano ad essere realizzati in prefabbricati e sono energeticamente ignobili: caldi d’estate e freddi d’inverno.

Eolico. Gli incentivi fanno sì che buona parte dei parchi eolici fino ad oggi realizzati non siano economicamente vantaggiosi, in quanto realizzati in zone scarsamente ventilate. Ma non solo: pale eoliche realizzate sui crinali ed alte da 60 a 100 metri possono forse considerarsi compatibili con la tutela del paesaggio predicata dall’art. 9 della Costituzione? Esiste il minieolico ed il microeolico, perché se si vuole incentivare non si incentivano soprattutto queste forme di produzione, anziché quelle ad alto investimento, che, tra l’altro, esperienza dimostra che possono attirare capitali di dubbia origine?

Idroelettrico. Realizzato soprattutto in montagna, l’idroelettrico “ha già dato”. Eppure, anche qui, si continuano a presentare nuove domande di concessione per il cosiddetto “piccolo idroelettrico”, e cioè sotto i 3 megawatt di potenza. Eppure più del 90% dei corsi d’acqua alpini non versa in condizioni di naturalità. Ha senso continuare a sfruttare la risorsa a danno dei pochi ecosistemi ancora integri?

Biomasse. Le centrali a biomassa oggi vanno di moda. Ma se ha un senso una centrale che sfrutti gli scarti di lavorazione agricola, o le cippature delle alberate, nessun senso ha invece realizzare una centrale che brucia legna proveniente dall’estero, con relativi costi di trasporto, oppure una centrale che brucia legna proveniente dal taglio di un bosco secolare.

Una parola sugli inceneritori. Siamo l’unico paese che ha dato incentivi agli inceneritori (chiamandoli vezzosamente “termovalorizzatori”) assimilandoli alle fonti rinnovabili. Non è il caso di spendere molte parole. Una raccolta differenziata virtuosa come dovrebbe essere in ogni comune (ce ne sono che raggiungono percentuali del  90%) non darebbe nessuna linfa vitale agli inceneritori. Non si avrebbe il problema delle scorie, e non si avrebbero le ricadute negative sulla salute dei cittadini.

Gli sviluppisti troveranno in queste poche righe ulteriori elementi di accusa. “eh, sì, e allora come ci possiamo sviluppare?”. Il punto è proprio qui. Non dobbiamo ingrassare, dobbiamo dimagrire. Non è semplice, ma è necessario.

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