Gli assetti proprietari del Corriere della Sera sono poco chiari anche per i suoi giornalisti. Che sono arrivati al punto da dettare ad azionisti, banche creditrici e manager una breve, ma intensa lista delle cose da fare. Incluso l’acquisto del controllo del gruppo editoriale proprietario del quotidiano, Rcs. “Fiat, Banca Intesa da una parte, gruppo Della Valle dall’altro sono chiamati a chiarire le loro intenzioni su Rcs Mediagroup – si legge a tal proposito in una nota sindacale pubblicata lunedì sul giornale di Ferruccio de Bortoli -. Chi ambisce al controllo del gruppo sia conseguente: sul mercato c’è il 30% di flottante disponibile. Per fortuna è finito il tempo in cui le azioni non si contavano, ma si pesavano. Ora non si pesano più, ma vanno comunque comprate“.

Del resto poche righe prima i giornalisti di via Solferino non avevano esitato a scrivere che “gli azionisti non si sono assunti fino in fondo le proprie responsabilità di comando. Hanno sottoscritto un aumento di capitale di 400 milioni che non è sufficiente per creare le condizioni per un vero rilancio del gruppo. C’è una tranche di 200 milioni già deliberata dal Cda e che gli azionsti potrebbero sottoscrivere. Da questo punto di vista vanno definite al più presto le intenzioni dei diversi soci”.  

Parole come pietre anche per banche e management. Se infatti il piano industriale di Pietro Scott Jovane a metà percorso “non appare realizzabile” e “la responsabilità pesa sulle banche creditrici (Intesa, Unicredit, inanzitutto) che hanno imposto condizioni capestro per ridurre l’indebitamento”, c’è anche da dire che “l’amministratore delegato e il Consiglio di amministrazione hanno approvato misure autolesionistiche per raggiungere gli obiettivi di bilancio: a cominciare dall’assurda svendita della sede storica del Corriere e della Gazzetta dello Sport“. Nessuna parola, però, su scelte aziendali che non hanno direttamente toccato il Corriere ma che sono potenzialmente altrettanto autolesionistiche, come la chiusura e/o la cessione di testate storiche del gruppo o il progetto Gazza Bet che affiancherà il nome della Gazzetta dello Sport alla raccolta di scommesse sportive.

Quanto all’amministratore delegato, secondo i giornalisti del Corriere non solo il suo piano fa acqua da tutte le parti (“Solo i tagli hanno rispettato il programma, anzi sono andati anche oltre le previsioni”) e si è “concentrato sugli aspetti più laterali del business”, mentre al lancio del nuovo sito del Corsera è stato dato “un supporto tecnologico completamente inadeguato”, ma Jovane si deve scordare la prospettiva di un bonus.  “Il 2 maggio 2013 l’amministratore delegato assicurava che il bonus complessivo di 675mila euro incassato nel 2012 doveva essere considerato “una tantum”, come compenso per la rinuncia alle stock option collegate con il precedente contratto di lavoro – si legge ancora nella nota – Il Cdr (Comitato di redazione, l’organismo sindacale interno dei giornalisti, ndr), dunque, ne desume che alla fine del mandato triennale non vi saranno bonus premio per Jovane e per i manager di prima fila. Si riserva di approfondire questo tema nell’assemblea degli azionisti dell’8 maggio”. 

Due paroline, infine, anche per il direttore che per i suoi giornalisti non ha abbastanza cura di distinguere chiaramente l’informazione pura dai messaggi pubblicitari. Dopo aver chiesto al cda una riformulazione del piano editoriale “sulla base di obiettivi più realistici”; agli azionisti la “definizione chiara degli equilibri azionari” con tanto di sottoscrizione della seconda tranche di aumento di capitale (“i lavoratori del gruppo non sono in grado di sostenere nuovi tagli”) e un’accelerazione degli investimenti, i rappresentanti sindacali della redazione di de Bortoli chiudono il messaggio chiedendo una “separazione netta tra contenuti giornalistici e spazi pubblicitari e di marketing“.

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