Brutte notizie sul fronte nigeriano per l’Eni. La Procura di Milano ha avviato in gran segreto un’indagine sull’acquisto da 1,3 miliardi della concessione petrolifera Opl 245 nel 2011 con una complessa transazione nella quale Eni e Shell (50 per cento ciascuno) pagavano formalmente il governo Nigeriano per la concessione. Eni però aveva trattato per un anno, fino a fine 2010, con il titolare effettivo che poi incasserà: la Malabu Oil & Gas Ltd di Dan Etete, ex ministro del petrolio nigeriano, fino al 1998 nel regime del generale Abacha (il figlio vanta una quota del 50 per cento in Malabu), già condannato in Francia per riciclaggio nel 2007.

Il percorso dei soldi pagati da Eni è noto alla Procura grazie alle cause civili tra Malabu e i mediatori (il russo Agaev e il nigeriano Obi) lasciati a bocca asciutta. Si copre che nel maggio 2011 solo un bonus di 205 milioni va al Governo della Nigeria per stendere un velo sulle liti relative alla titolarità del blocco 245. Il vero prezzo della concessione, un miliardo e 92 milioni di dollari, finisce su un conto escrow (accordo di garanzia) della Jp Morgan di Londra e i fondi, fisicamente negli Stati Uniti, sono destinati alla Malabu di Etete.

Il 18 febbraio scorso, il Parlamento della Nigeria approva una risoluzione che mette a rischio la concessione iscritta a bilancio Eni per un valore superiore ai 600 milioni di euro. La House of Representatives, all’esito di un’indagine di un apposito comitato, chiede al governo nigeriano di annullare la concessione petrolifera OPL 245 perché basata su un accordo di risoluzione tra Eni-Shell; Malabu e governo Nigeriano che è “highly flawed”, cioè “molto difettoso” e “contrario alle leggi della Nigeria”. Nella risoluzione c’è una reprimenda ai danni di Eni: “Nigeria Agip Exploration Ltd (NAE) deve essere censurata e formalmente biasimata dalla House – si legge – per il suo ruolo nell’accordo di scarsa trasparenza e non coerente con le migliori pratiche internazionali di business”. Eni al Fatto spiega che “la decisione della Camera Bassa del Parlamento nigeriano non è vincolante per il governo nigeriano e non revoca il blocco 245 a Eni e Shell che ne sono i legittimi titolari”. La delibera nigeriana finirà con tutta probabilità nel fascicolo del pm Fabio De Pasquale. Nei mesi scorsi il magistrato (che nel 2013 ha ottenuto una condanna di Eni per le tangenti pagate anni fa da Snam Progetti in Nigeria) si è incontrato con i colleghi di Napoli e ha acquisito le intercettazioni dell’inchiesta P4 su Luigi Bisignani. Nell’estate-autunno 2010 Bisignani parlava dell’affare nigeriano con il suo amico Paolo Scaroni, ad di Eni.

Non ci sono indagati nel fascicolo milanese ma certamente oggi i vecchi verbali e le intercettazioni dell’indagine P4 di Henry John Woodcock e Francesco Curcio risultano più comprensibili. Scaroni l’8 marzo 2011 dichiara al pm Woodcock: “Tale trattativa non è andata a buon fine”. Anche se con uno schema diverso rispetto a quello descritto nelle telefonate Scaroni-Bisignani del novembre 2010, l’affare da 1,3 miliardi è andato in porto due mesi dopo, alla fine di aprile 2011. Il 14 ottobre 2010, due settimane prima dell’offerta per il 100 per cento di OPL 245 a Malabu (non al governo) Bisignani parla con un uomo identificato dalla Finanza di Napoli come Paolo Scaroni.

Paolo Scaroni (P): Ah, benissimo, allora .. . situazione … status…. sono qua, stanno negoziando
Luigi Bisignani (L): Ah, bene
P: Direi che le cose stanno, penso, procedendo bene a parte per un solo punto, che riguarda il Settlement Agreeement che poi è il cappello di tutto, che chiude il contenzioso con la Repubblica e i contenziosi fra le parti. Ora, quello che sta dicendo il nostro amico, c’ha in mano saldamente tutto, volevo confortarti su questo”.

Sempre secondo la Guardia di Finanza di Napoli il 18 novembre del 2010 “Scaroni riferiva a Bisignani di avere ricevuto una telefonata dalla Nigeria e gli avrebbero detto che ’il ministro presidente quindi viene dal presidente e vogliono firmare tutto entro domani’ e di avere mandato un messaggio a una persona che il Bisignani conosceva. In merito il Bisignani – prosegue la Finanza – si impegnava ad avvisare qualcuno infatti subito dopo contattava un uomo su un’utenza svizzera (Gianluca Di Nardo, ndr) riferendo di avvisare ‘il ragazzo che Fortunato e la signora hanno detto che tra domani e dopodomani vogliono fare questa cosa’ ”. I pm si chiedono: chi è Fortunato? Il presidente della Nigeria in carica si chiama Johnatan Goodluck, cioé “buona fortuna”. Fortunato quasi certamente è lui ma Di Nardo, al Fatto non conferma: “Non so di che sta parlando”.

I due mediatori nelle trattative tra Etete e l’Eni, il russo Ednan Agaev e il nigeriano Zubelum Chukwuemeka Obi, detto Obi (l’amico nigeriano di Di Nardo) hanno trascinato Malabu in giudizio rispettivamente a New York e Londra perché sono stati fatti fuori dall’affare. Di Nardo, legato a Obi, dice a Bisignani il 13 ottobre 2010: “Ci hanno scavalcato. Vanno direttamente da lui”. Di Nardo chiede a Bisignani di intervenire e nelle telefonate successive si capisce che non tutto è perduto. Obi ha vinto a luglio del 2013 la causa davanti alla High Court londinese ottenendo il riconoscimento del diritto ad avere il 7,5 per cento dell’affare: 110,5 milioni. Teoricamente gli amici di Bisignani potrebbero farsi avanti ma Di Nardo al Fatto dice: “Non avevo un mandato professionale dell’Eni, non ho guadagnato e sono intervenuto per aiutare il mio paese”.

Anche le carte londinesi sono nel fascicolo del pm De Pasquale perché descrivono la trattativa Etete-Eni: c’è la cena del direttore generale Eni Claudio Descalzi il 4 febbraio 2010 all’hotel Principe di Savoia di Milano con Etete, Obi e Agaev; le due offerte inviate a Malabu da Eni per il 40 per cento; gli incontri tra Obi e Descalzi nel periodo agosto-ottobre 2010 e l’offerta a Malabu per il 100 per cento di Opl 245 presentata a Malabu e non al governo il 30 ottobre del 2010. Eni non nega la trattativa con Etete: “Ci sono stati contatti con i rappresentanti della società Malabu ma quando è emerso che non vi era evidenza della piena titolarità del blocco da parte di Malabu gli accordi sono stati conclusi da Eni unicamente con il Governo e nessun accordo è stato concluso da Eni con la società Malabu”.

Dal Fatto Quotidiano del 16 marzo 2014

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