La riforma elettorale italiana non convince nemmeno l’eurodeputato inglese responsabile della proposta di riforma elettorale europea.

Andrew Duff, eurodeputato Libdem dell’East England, alla sua terza legislatura e membro della Commissione per gli affari costituzionali, è uno di quei politici che all’Europarlamento contano. Tanto che gli è stata affidata la revisione dell’intero funzionamento dell’elezione dei deputati al Parlamento europeo (ovviamente nel rispetto delle rispettive leggi nazionali).

In un recente post, Duff si interroga sulla legittimità della riforma elettorale italiana, il famigerato Italicum. Al di là delle proprie convinzioni personali, la sua riflessione merita attenzione. Prima di tutto la critica, nemmeno tanto velata, agli sbarramenti imposti ai partiti, che secondo Duff, contraddicono le attuali tendenze europee. A riprova di ciò, si consideri la recente sentenza della Corte federale tedesca che ha giudicato “incostituzionale” lo sbarramento del 3 per cento per le elezioni europee (già precedentemente abbassata dal 5 per cento). Per carità, il fatto la soglia di sbarramento resti per il Bundestag mette la Germania di fronte ad un’evidente contraddizione, ma va comunque preso atto di un crescente malessere per questi sbarramenti.

“Perfino la Russia di Putin ha abbassato lo sbarramento dal 7 al 5 per cento”, scrive Duff, evidenziando in questo modo l’andare contro corrente del governo Renzi. Non a caso nella “Versione consolidata dell’Atto relativo all’elezione dei membri del Parlamento europeo” si legge a chiare lettere che “gli Stati membri possono prevedere la fissazione di una soglia minima per l’attribuzione dei seggi. Tale soglia non deve essere fissata a livello nazionale oltre il 5 per cento dei suffragi espressi”.

“L’Europa sta diventando più pluralistica e democratica. Riforme elettorali attuate all’ombra dell’epoca del totalitarismo sono anacronistiche”, scrive Duff che lascia trapelare una certa insoddisfazione per il bipolarismo al quale tende Renzi e la sorpresa di vedere una riforma elettorale ripercorrere, per certi versi, quella precedente giudicata incostituzionale dalla stessa Corte Costituzionale italiana.

“Insomma, l’Italicum equivale a un falso proporzionale in cui i piccoli partiti, una pletora della quale l’Italia ha goduto per decenni, servono da trampolino di lancio per i pezzi grossi del bipolarismo”, continua l’eurodeputato, che conclude la sua analisi equiparando il futuro sistema elettorale italiano a quello attuale inglese, “i peggiori sistemi elettorali d’Europa”.

Una nota di fondo è d’obbligo. Duff non condivide la stessa famiglia politica europea di Renzi (il primo liberale il secondo socialista e democratico) e fa parte proprio di un partito, il Liberal Democrats Party, che alle prossime elezioni, europee e non solo, uscirà seriamente ridimensionato verso il basso – ormai il quarto partito per grandezza in Gran Bretagna. Tuttavia il suo parere, da esperto di riforme elettorali – tanto da diventare responsabile della revisione dell’intero sistema europeo – va certamente considerato.

@AlessioPisano
www.alessiopisano.com

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